sabato 7 aprile 2007

Il Soave di garage (Egidio e crû nati sul basalto)

Angelo Peretti
M’è tornato in mente all’improvviso a Vinitaly, passando dallo stand del Consorzio soavista. Mi sono ricordato che tempo fa, recensendone un vino fra le mie «bottiglie bevute», m’ero ripromesso di parlare più diffusamente della Tenuta Solar. Aziendina piccina picciò (sei ettari in tutto) a Monteforte d’Alpone, poche centinaia di metri dalla chiesa dal campanile alto alto. Ho tastato l’annata nuova alla kermesse veronese. E mi sono ripiaciuti quei loro bianchi. Così come non mi sono affatto (ri)piaciute - graficamente, intendo - le etichette appiccicate alle bottiglie, ma questa è un’altra questione. Ma alla fin fine non è mica il contenitore che conta. Dunque, visto che il vino lo reputo interessante parecchio, eccomi qui a scriverne.
Da dove cominciare? Direi dal garage.
Diconsi in gergo «vin de garage» quei vini francesi, estremi in tutto, che vengon fatti in poche, pochissime bottiglie da produttori votati al culto assoluto del terroir. E son così piccoli i numeri, che non c’è nemmeno cantina, e dunque la vinificazione si fa in spazi modesti, che sembrano (e a volte sono) dei garage. E ne vien fuori roba ricercata dagli appassionati come certe figurine che ti mancano sempre per completare l’album e sei disposto a spendere una piccola follia pur di appiccicarle sulla casella giusta.
Qui no. Qui il vino si fa in garage semplicemente perché altro spazio non c’è. Ma la filosofia è proprio quella del garagista francese. E spero resti tale.
Far vino non è l’attività primaria di Egidio Bolla, ché lui lavora in conceria, e almeno per adesso produrre bianchi è attività secondaria (epperò son convinto che se va avanti così…). Sono stato a trovarlo prima della vendemmia, e poi ho sempre rinviato il resoconto, e dunque sopperisco solo adesso, mettendo insieme l’assaggio di allora e quello nuovo di Vinitaly. E insieme a lui, che ha carattere chiuso più di certe sue bottiglie, ho incontrato l’amico suo Ennio Santi: han messo a fattor comune, i due, le rispettive vigne, tre ettari a testa, con l’ambizione di far vino buono. (Pensa che strano, aggiungo: nessuno dei due ha storia produttiva, eppure portano cognomi che riconducono a marchi storici del vino veronese, Bolla e Santi, appunto. Coi quali marchi loro non hanno nulla a che fare, ma proprio nulla. E, coincidenza anche questa, così come loro, Egidio ed Ennio, si son mess’insieme a far vino, i due marchi omonimi sono oggi sotto lo stesso tetto, quello del Gruppo Italiano Vini. Stranezze: se qualcuno sa interpretarle, potrebbe giocarle al lotto. E qui chiudo parentesi e divagazione).
Sono, le vigne di Egidio ed Annio, tutte su terre vulcaniche, basaltiche, nere. Che ti sembra d’essere quasi sull’Etna. Le ho visitate, le vigne. Dei crû veri e propri, direi. E come crû vengono fatti i vini. Alla faccia delle tendenze modaiole. Bene.
All’aziendina han messo nome, altisonante, di Tenuta Solar. In cantina (?) c’è poco o nulla. Tecnologia neanche a parlarne: tre vasche d’acciaio e niente di più, salvo la botticella dove si fa il Recioto. E a proposito del Recioto, quello lo fanno ancora legando le uve ai fili che scendono dal soffitto, nel solaio, il solàr. «Abbiamo cominciato nel 2003 – mi ha raccontato Egidio – e siamo partiti alla grande, ma poi il vino non ci è piaciuto e abbiamo deciso di cambiare stile. Il Superiore del 2004 lo riteniamo meglio di quello del 2003, e il 2005 ci sembra l’anno buono». Tutto qui. Non gli cavi mica altro dalla bocca. Ma credo sia sintesi corretta.
Ora, scrivo dei vini. Delle mie impressioni. Scrivo anche, in fondo alla scheda, la data di assaggio, perché possiate regolarvi.
Soave Classico Le Bancole 2005 Il vino base, se vogliamo definirlo così. In realtà è un crû già questo. Ed è buono, parecchio. Rusticheggiante. Antico. Teso come una corda di violino, raspante di tannicità nel finale. Mica piacione, proprio no, ma col carattere d’un vino autentico. Ed ha bel frutto. L’ho bevuto in settembre e poi in dicembre trovandolo in crescita. Costa 3,60 euro in cantina (o meglio: questo era il prezzo in settembre, e non so se ci sia stato nel frattempo ritocco di listino, ma l’ordine di grandezza è comunque quello).
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Soave Classico Le Bancole 2006 La nuova annata l’ho provata nel can can di Vinitaly. Appena messa in bottiglia, esprime di già vene di mineralità. Ed ha bei fiori, sotto. Bocca piacevole e polposa e soda: tipicamente garganega. Magari un po’ più dolcino del 2005, ma tiene per freschezza e rusticità. Ed ha comunque finale asciutto.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Soave Classico La Posta 2004 Il tentativo di usare un po’ il legno: il vino era stato fatto passare nelle barrique svuotate dal Recioto. A molti è piaciuto per quella sua grassezza di frutto dolce. Ed ha carattere e tensione. Io però preferisco gli altri. Testato a settembre. In cantina viene 4,60 euro.
Un faccino :-)
Soave Classico La Posta 2006 Provato a Vinitaly. Rustico, ruvido-minerale, teso, secco. Incredibilmente fuori tendenza. Lungo, mandorlato. Tannico e asciutto. Chiuso e compresso: quando mai uscirà dal guscio? Questo lo voglio riprovare con calma più avanti: potrebbe regalare delle sorprese.
Soave Classico Superiore Le Caselle 2004 Fatto tutto e solo in acciaio. Ha bel naso fruttato & vegetale. In bocca c’è tensione coinvolgente. Potente e ricco e quasi opulente di frutto masticabile e minerale e fresco. Lunghezza e profondità: belle doti. E finale lunghissimo. Ecco, magari leggermente morbido all’uscita, ma glielo perdono. Bevuto a settembre. Costa 5,40 euro.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Soave Classico Superiore Le Caselle 2005 L’ho provato quando era ancora in vasca e adesso che è in bottiglia. E in entrambi i casi ne ho buttato giù un paio di bicchieri: mica sono riuscito a sputarlo, come invece di solito faccio quando assaggio. Insomma: aveva ragione Egidio, ché questo 2005 è riuscito proprio bene, meglio ancora del 2004. Solo acciaio. Ha gran bouquet fruttato e verde e minerale e floreale (di fiore appassito). Ed è in bocca avvolgente e intrigante. Ed ha vene di grafite che intersecano il frutto giallo. Con una sapidità salina che inonda il palato. E poi lunghezza, e finale asciutto, quasi ruvido. Rustico e personale: un vino che fa per me.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Ora, magari v’aspetterete che racconti del Recioto. E invece non lo faccio. Ma mica per dispetto: è solo che mi son perso gli appunti. Portate pazienza: credo però d’avervi dato di già qualche buona dritta.

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