mercoledì 2 marzo 2005

Sorpresa: c'è olio in Alto Adige

Angelo Peretti
Non conosco personalmente Josephus Mayr, né ho mai visto la sua cantina e le sue vigne. Spero di colmare presto la lacuna. Bolzano non è in capo al mondo. Ho bevuto alcuni dei suoi vini. Spesso emozionanti. Quest'anno "Vini d'Italia" ha dato i tre bicchieri, ancora una volta, al suo Lagrein Scuro Riserva, grande espressione del territorio altoatesino. Ma non è del Mayr produttore di vini che voglio scrivere. È d'un altro lato della poliedrica versatilità di quest'uomo appassionato della terra sudtirolese. Voglio raccontare della sua produzione d'olio.

Piantare olivi alle porte di Bolzano può sembrare una follia. Lui l'ha fatto, e grazie ai buoni uffici degli amici di Slow Food di Bolzano ho potuto assaggiarne l'extravergine. Una delle pochissime bottiglie. Sapevo bene, ho detto, della grande dei vini di Mayr, da sempre tra i più affascinanti della produzione altoatesina, ma non avrei pensato di trovare interessante anche un olio d'un territorio tanto lontano della latitudini dell'olivicoltura.

Già, il suo extravergine mi è piaciuto. Per carità: non è un capolavoro assoluto, e d'altra parte non ci sono probabilmente nella zona le condizioni per ottenere oli di maggior spessore. Non c'è ovviamente - e non ci può essere - la vegetalità dirompente degli oli del Sud, non c'è la potenza fenolica di quelli della Sardegna, non c'è la grazia fruttata degli oli della Liguria. Ma è un extravergine ben fatto. Anzi, un olio maliziosamente intrigante.

Sono stupito. Non solo perché non m'aspettavo olio dall'Alto Adige. Ma soprattutto perché quello che ho provato è un olio piacevolmente aggraziato.
Il colore è d'un giallo che ricorda i pistilli della pratolina, i petali del ranuncolo.

Il naso coglie sentori di oliva matura e di fiori gialli, su cui si innestano cenni di mela golden e sottilissime speziature, direi di pepe bianco. Sul fondo, le esili note vegetali si aprono gradualmente la strada, proponendo dapprima vaghe percezioni di fieno e poi leggerissimi sentori di frasca appena spezzata.
In bocca, la conduzione è sostanzialmente improntata sulla dolcezza, ma sul fondo è presente, ancorché appena percettibile, la venatura amara. L'impressione immediata è quella del mix di frutta secca: la mandorla, la nocciola, il pistacchio. Emerge alla distanza anche la memoria del mallo fresco di noce. Timidamente, fa capolino per un attimo un accenno di piccantezza, che va subito però a svanire.

Il bagaglio aromatico non è enorme, ma ha finezza. La fluidità è buona. Stupisce la lunghezza, con la frutta secca che per parecchio non accenna a cadere.

Forse si potrebbe dare maggior espressione alla nota vegetale. Magari lavorando con più coraggio sui tempi di raccolta (e di frangitura?).
Comunque, complimenti Josephus.