sabato 10 febbraio 2007

Ma la calura i valpolicellesi l’han domata: l’Amarone 2003 è servito

Angelo Peretti
Uva sana e matura. È lo slogan. Quello d’Emilio Pedron, presidente del consorzio della Valpolicella. Per presentare l’annata 2003 dell’Amarone.
Grand’annata, secondo der Präsident. Ma devo dire che qualche dubbio l’avevo - sulla grandezza, intendo - accostandomi alla presentazione en primeur del nuovo millesimo amaronista, nella kermesse consortile di palazzo Verità Poeta, cuor di Verona, il 10 di febbraio. E invece questi qui - i valpolicellesi - il vino hanno imparato a farlo tanto bene, anche negli anni strambi. Ché strambo, lo si ammetta, lo è stato quel 2003 della calura lunga. Eppure il calore l’han domato, a sentire i vini ora usciti e quelli che sono ancora in vasca ad aspettare ancora un poco e gli altri che usciranno ancor più tardi, pur scalpitanti nella botte.
Merito della vigna, ch’è soprattutto in collina, dicono, e che dunque ha risentito meno della calura. Merito della saggezza di produttori che sanno il fatto loro, aggiungo. Merito del terroir, dunque?
Spiega Paolo Fiorini, agronomo, che in vigna del lavoro se n’è dovuto far tanto. Ché è vero che la siccità aveva già fatto scrematura sul fiore, provocando aborto e quindi meno uve, ma poi s’è diradato ancora, perché la vigna non cadesse in stress – acqua non ne cadeva mica da quel cielo africano -, e si sono avuti grappoli spargoli e sanissimi e di già quasi appassiti in campo. Siccità e sanità è lo slogan suo.
E poi in cantina s’è fatto il resto. Riducendo i tempi d’appassimento, talché il Consorzio ha chiesto l’anticipo della pigiatura. Così, se il disciplinare prevede che si possa pigiar dalla metà di gennaio, l’uva del millesimo caldo la si è mostata già dal primo dell’anno. L’ha ricordato, questo, Daniele Accordini, enologo. Che ha definito l’annata sahariana, ed è lo slogan tre. E ha menzionato, anche, i caratteri a suo dire degli Amaroni dell’anno: alcolicità elevata, potenziale aromatico, bei tannini, residuo zuccherino integrato peraltro nel corredo polifenolico del vino, sentori mediterranei, vino da conservare (anche vent’anni, dice). E devo dire che l’elenco è quasi tutto corretto, per i migliori, avendoli provati nel bicchiere. Davvero: i vigneron valpolicellesi han fatto cosa egregia. Ho dubbi solo dell’ultimo carattere, quello della serbevolezza, della longevità, della durata, ché non scommetterei, tanto anomalo è l’anno.
Che poi, capiamoci, fosse vera ‘sta storia del mutamento di clima, è stato anche un eccellente banco di prova quello valpolicellese. E dunque m’aspetto vini anche più interessanti nel 2006, che ha avuto di certo meno botta di caldo concentrata, ma certo lunghezza di siccità e vendemmia con temperatura ancora quasi estive. Ma questo lo vedremo, fra qualch’anno. Intanto, c’è un 2003 consolatorio.
Ora, vorrei dire dei vini assaggiati. E ne cito dieci, tutti quanti - capperi! – coi tre lieti faccini della mia piacevolezza. Ora, lo ripeto, si sappia che son vini mica ancora pronti. Qualcheduno di già in bottiglia, ma non ancora in commercio. Qualch’altro ancora ad affinare nella massa vinosa in cisterna e nel legno. È la decina che più m’ha impressionato. E un altro paio almeno avrei da aggiungere, ma fors’è meglio sospendere per questi il giudizio ed aspettare più meditata evoluzione.
Eccoli qui: son buoni tutti assai, per motivi diversi. Anche se un preferito ce l’ho, ed è un sorprendente, godibilmente bevibile Amarone base di Guerrieri Rizzardi. E appena a un passo c’è il Bertani della Valpantena. E poi un atipicissimo Tedeschi, quello della Fabbriseria. E poi… E poi, se volete, leggete qui sotto.
Amarone Classico della Valpolicella 2003 Guerrieri Rizzardi Che vino! Pensare ch’è ancora in botte (grande). Il naso porge frutto e petalo e scorza di cedro e corteccia di china. La bocca ha freschezza ed eleganza di già, e lunghezza, e beva strepitosa, e nessun’arroganza, niente aggressione del palato. Si facessero in Italia vendite en primeur, sarebbe da comprar subito. Il mio preferito.
Ovvio: tre lieti faccini :-) :-) :-)
Amarone della Valpolicella Valpantena Villa Arvedi 2003 Bertani Et voilà, un altro gioiellino in casa Bertani. Certo, il naso, appena che ti versi il vino nel bicchiere, è tanto, tanto giovinetto. Ma poi s’apre, e ti dischiude le fragranze di frutto e di fiore macerato e di spezia fine. E la bocca è carnosa, e soda, e tesa, e ampiamente, grassamente fruttata. Ed ha tannino slendido, ed avvolgenza.
Tre faccini ridenti :-) :-) :-)
Amarone Classico della Valpolicella La Fabbriseria 2003 Tedeschi Che volete che vi dica : in genere, non amo i rossi ch’eccedono in morbidezza, ma questo qui è vino sì dolcino, eppur mi piace tanto e tanto, ché ha grand’equilibrio, e aristocratica fragranza, e tannino ben modulato. Sembra un grande, antico, decadente Recioto, e non è mica cosa da poco. Anzi. Da stappare e godere.
Tre lietissimi faccini :-) :-) :-)
Amarone Classico della Valpolicella 2003 Zenato Ormai mi stupisco di stupirmi quando bevo l’Amarone basic di Zenato, ma ogni volta è una felice sorpresa. Il naso è ancora chiuso, ma che palato che ha questo rosso! Morbido, suadente, rotondo nella fruttuosità e croccante. Vellutato. Per nient’aggressivo. Piacevolissimo, è il caso di dirlo. E lunghissimo, che ti sembra quasi impossibile.
Tre gaudenti faccini :-) :-) :-)
Amarone della Valpolicella 2003 Cà Rugate L’avevo provato quasi un anno fa al Vinitaly, preso dalla botte, e avevo scritto ch’era «già buono e buonissimo». Confermo adesso: bell’Amarone. Ancora giovane, certo. Ma ha polpa e potenza. Con quel suo frutto esuberante - tanto, tanto, tanto ce n’è di frutta surmatura e dolce - e il suo tannino ben esposto e fors’ancora quasi aggressivo. Vinone.
Tre felici faccini :-) :-) :-)
Amarone della Valpolicella 2003 Trabucchi E bravi l’avvocato e la sua lady, che han tirato fuori quest’Amarone ancora giovinetto ma che promette bene assai. Ha naso bellissimo: frutto rosso e geranio secco e cedro in scorza candita e fior di prato. E bocca che corrisponde. Con avvolgenza, e fascino. Vabbé, il tannino è ancora un pochetto aggressivo, ma aspettiamolo un po’.
Tre contenti faccini :-) :-) :-)
Amarone Classico della Valpolicella Acinatico 2003 Stefano Accordini Oh, se ce n’è del frutto in quest’Amarone. E poi c’è anche, al naso, memoria di spezia, delicata e fine e aristocratica. La bocca è prorompente, potente. E ha pure – ovvio - frutto surmaturo (e la ciliegia cotta) e spezia ancora tanta e tono anche un po’ selvatico e rude. Ma ha pure freschezza ed eleganza.
Tre faccini lieti :-) :-) :-)
Amarone Classico della Valpolicella Crosara de le Strie 2003 Corte Rugolin Passo dopo passo, è cresciuta in qualità la produzione di Corte Rugolin. E adesso ecco quest’Amarone giovinetto che convince e avvince. Entra in bocca deciso, quasi aggressivo, certo, ma poi convince con l’ampiezza e la potenza e la grassezza e la lunghezza del frutto, che trova equilibrio nel bel tannino.
Tre faccini sorridono :-) :-) :-)
Amarone Classico della Valpolicella Punta di Villa 2003 Mazzi Certo, il naso è giovincello assai, ma la bocca è bellissima e vorrei dir leggiadra, ché ha fiore profumato, se non fosse termine out per un vino di simile possanza. In bocca, ancora il petalo macerato, e poi la spezia. Il tannino s’ha da fondere, ma la definizione d’assieme è di valore. E d’eleganza. E il finale ha terrosità fascinosa.
I faccini son tre :-) :-) :-)
Amarone della Valpolicella Campo dei Gigli 2003 Tenuta Sant’Antonio Che sorpresa! I Castagnedi brothers fanno un cambio di stile, e l’applaudo. Certo, il Campo dei Gigli 2003 è vino possente ancora una volta, ma ci trovo un’eleganza nuova, una florealità inattesa. E pur nella grassezza, c’è grande beva: quasi che il cerchio quadri. Poi ho saputo che hanno cambiato modo di vinificare: bravi.
Tre faccini contenti :-) :-) :-)

Nessun commento:

Posta un commento