giovedì 31 agosto 2006

Quei piccoli e liberi vignaioli del Südtirol

Angelo Peretti
L’impressione di fondo è che questi il vino lo san fare, sissignori. Dico dei Freie Weinbauern Südtiroler, ossia i Vignaioli dell’Alto Adige. È, questa, un’associazione che riunisce gente che ha piccola vigna in terra altoatesina. E che sa fare vino bene, ché la gran parte di quant’ho provato valeva la pena di bersela.
Sono stato a Bolzano a provare i loro vini, che hanno mess’in mostra al Parkhotel Laurin. E n’ho ricavato bella impressione. Certo, qualcosa che non andava c’era anche lì. Ma era l’eccezione, anche pescando a caso fra i nomi sconosciuti. La media è dunque alta. E qualche gotto da incorniciare l’ho trovato pure sui tavoli di chi mai avevo (colpa mia) prima sentito nominare. D’altra parte, se tutti fossero noti e stranoti, a cosa servirebbero manifestazioni come questa?
Parlano quasi tutti, quei vini, la lingua del vitigno e del terroir. Insomma, c’è personalità, e poca sudditanza al gusto sedicente internazionale, alla concentrazione pacchiana, al frutto dolcissimo, al tannino palestrato. Vini che narrano invece di montagna e d’aria buona e di roccia. Bene. Bene davvero.
Confesso che non tutto ho assaggiato, ché gli espositori erano una sessantina e tutti avevano almeno quattro bottiglie e qualcheduno anche di più. Il che voleva dire metter’in bocca qualcosa come duecentocinquanta vini suppergiù. Il che sarebbe impresa farlo già in due giorni di lavoro. Figurasi solo nel pomeriggio e nella sera d’un sabato. Per di più in piedi, col taccuino in mano e la penna e il bicchiere e la cartella stampa.
Il Laurin, centro di Bolzano, è bella struttura, magari un po’ piccolina, ché a una cert’ora si cominciava a muoversi a fatica fra i tavolini. Ma il contesto era piacevole e cortesi i produttori all’inpiedi dietro il tavolo. Forse qualcheduno un po’ spaurito, fors’anche poco avvezzo a simili assalti di folla, ché c’era gente che ha campagna dal mezz’ettaro ai tre, roba che trovi uguale solo in Borgogna o in Alsazia o sul Reno tedesco. Piccolo è bello, in Südtirol. Tant’è che la parte di quello grand’e grosso finiva per farla Manincor, forte dei suoi quarantacinque ettari vitati in Oltradige.
Ma torno indietro un passo. E dico ancora qualche cosa sull’associazione, profittando delle note che m’ha fornito la cortesissima pr Beatrix Unterhofer.
Ordunque, fondata l’11 maggio del ’99 a Bolzano da dodici vignaioli, la squadra dei Freie Weinbauern Südtiroler raccoglie oggi settantott’aziende agricole che vinificano e imbottigliano in proprio: dalle loro parti li chiamano masi vitivinicoli. Sono distribuite, queste aziendine, in tutte le zone viticole altoatesine: a Bolzano ce ne sono diciannove, nel Burgraviato-Meranese cinque, in Val d’Isarco dodici, in Valdadige un paio, nell’Oltradige diciotto, nella Bassa Atesina diciassette, in Val Venosta cinque. In tutto, dispongono d’una superficie vitata di 290 ettari, che rappresenta grosso modo il 6 % del vigneto totale dell’Alto Adige. E le dimensioni sono talvolta lillipuziane: si parte, come ho detto sopra, da mezz’ettaro appena. E da cantine piccine picciò. Per un totale complessivo - m’informa Beatrix, con teutonica precisione - di circa 1.720.000 bottiglie per anno. Quanto alla filosofia sottostante, ecco cosa dichiarano: «Curare la cultura del vino locale e promuovere l’immagine dello stesso». E poi anche: «Vinificare in autonomia le proprie uve e presentarsi al mercato in modo indipendente vuol dire distinguersi e sottolineare la tipicità dei vini sudtirolesi». Che son dichiarazioni semplici e complesse insieme. E c’è tanto valore in questa semplicità.
Chiudo le citazioni dicendo che presidente è Josephus Mayr, che è vignaiolo d’indiscusso valore. Aggiungo solo: se avete voglia di navigare un po’, il sito dell’associazione è questo: www.fws.it.
Ora, eccomi finalmente a raccontar de’ vini bevuti. Mi fermo a quindici, ma altri meriterebbero citazione. Eppoi, l’ho detto sopra, mica tutto ho testato (tastato, direi: da tastàr, veneto assaggiare). Una quindicina, dunque. Dieci bianchi e cinque rossi. Da bere con gioia, tutti quanti.

Bianchi

Alto Adige Eisacktaler Sylvaner Alte Reben 2005 Pacherhof
Che bel posto. Una delizia soggiornarci da Pacherhof. Ancora più deliziosi i bianchi che qui si producono. Il primo di cui m’innamorai fu il loro Kerner, e della nuova annata parlo più sotto. Ma soprattutto il Sylvaner 2005 l’ho trovato splendido, appagante. Naso elegante d’erbe fini e fieno. Bocca ampia, distesa e vibrante. Floreale. Lunghissima E perfino tannica nel finale. Grande.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

Alto Adige Eisacktaler Kerner 2005 Hoandlhof Manfred Nössing
Che gran vino che è sempre il Kerner di Manni Nössing. Anche l’annata 2005 non tradisce. In grande spolvero. Agrumi e fiori e pesca bianca ed erbe officinali emergono dal bicchiere a gratificare l’olfatto. La bocca corrisponde, netta. E c’è struttura, e alcol, eppure la freschezza n’attenua l’impatto e dona perfetto equilibrio. E il finale è lunghissimo e fascinoso. Un gioiello.
Tre faccini ridenti :-) :-) :-)

Alto Adige Weissburgunder Helios 2005 Ansitz Kränzel
In bottiglia solo da un mese e mezzo, ecco un Pinot Bianco della Val Venosta da tenere a mente. Di più, un vino di quelli che vale davvero la pena avere in cantina, a mio avviso. Fragranze floreali, ricordi di frutta esotica magari un pelettino acidula (l’alchechengi, direi) e anche di pesca bianca matura. Scattante. Teso. Una complessiva idea d’eleganza. E un a lunghezza intrigante.
Tre faccini gaudenti :-) :-) :-)

Alto Adige Gewürztraminer Mazzon 2005 Gottardi
Che Gottardi sia il sovrano del Pinot Nero altoatesino è – per me – cosa scontata, e più sotto dico della nuova annata. Ma non conoscevo il suo Gewürztraminer, e se il Pinot è il più borgognone fra quegli italici, be’, questo bianco sa d’Alsazia. Tutta spezia e marzapane e cedro candito e agrume e fiore giallo. Ha grande struttura e tensione nella beva. Insomma: un gioiellino.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

Alto Adige Eisacktaler Kerner 2005 Pacherhof
E già, l’ho detto di spora che avrei parlato anche del Kerner. Che non cito solo per affetto, essendo stato il primo amore. Ma perché invece è buono per davvero. Come nelle annate più felici. Offre le consuete fragranze di salvia e d’ortica e d’agrume, e d’erbe alpestri. La bocca è solida, tesa, piacevolissima. Agrumi da vendere. E ortica, ortica, ortica. Lunghissimo.
Due lieti faccini e quasi quasi tre :-) :-)

Alto Adige Eisacktaler Sylvaner 2005 Garlider
Il Veltliner 2004 di Garlider è uno dei bianchi che più ho amato fra quelli assaggiati (bevuti) nell’ultimo anno. Ma della nuova annata apprezzo soprattutto il Sylvaner, che ha personalità, eccome. La bocca è magnifica nelle sue intense memorie di frutto bianco e fieno e fiori. Ed ha una vena mandorlata piacevolissima, sottesa, e finale tannico e una strutturona che impressiona.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

Alto Adige Gewürztraminer Praesulis 2005 Gumphof
Tenetelo da mente: Gumphof di Markus Prackwiesr, a Fié allo Sciliar. Quattro ettari appena e sei vini e tutti ben fatti. Col Gewürztraminer e il Blauburgunder di piacevolissima, appagante beva. Il Traminer ha fragranze di marzapane e spezia fine. La bocca è scattante, un po’ dolce, magari, ma sorretta da una bella freschezza. Può sembrar semplice, ma va giù che è un piacere.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

Alto Adige Vinschgau Riesling Windbichel 2005 Unterortl
Due Riesling e tutt’e due di buon livello per Unterortl. Al buon Castel Juval 2005, di cui parlo più sotto, ho di poco preferito questo più complesso Windbichel 2004. Che è vino dalla memoria olfattiva di fieno e d’agrume ed ha eleganza e finezza di dettaglio. La bocca corrisponde, polposa e fresca insieme. Ed ha di già vena minerale sottesa al frutto.
Insomma, son due lieti faccini e quasi quasi anche tre :-) :-)

Blaterle 2005 Nusserhof
Vallo a sapere cos’è ‘sto Blaterale. Vitigno autoctono, mi dice Heinrich Mayr, patron di Nusserhof, due ettari e mezzo di vigna condotti con pratica biologica. Qualche ceppo su piede franco. Andate a cercarlo questo bianco, ché ha carattere antico e personalità. E vena minerale. Buono oggi, buonissimo, credo con anni d’affinamento.
Due lieti faccini che diventeranno tre, non dubito, coll’ulteriore sosta in vetro :-) :-)

Alto Adige Vinschgau Riesling Castel Juval 2005 Unterortl
Appena appena sotto il Windchibel 2004, questo fratellino più giovane è una altro Riesling di quelli da comprare a botta sicura. Elargisce ancora non del tutto espressa la sua vegetalità d’agrume verde e edi salvia e di fiore bianco. La bocca è scattante, citrina, freschissima. Piacevole e di bella lunghezza, da bere con appagamento e da attendere anche nell’evoluzione.
Due ridenti faccini:-) :-)

Rossi

Alto Adige Blauburgunder Mazzon 2005 Gottardi
Ho già detto qualche volta che per me Pinot Nero è Borgogna. Però l’eccezione - rara, sennò che eccezione sarebbe - ci può stare. Una delle poche, pochissime, è il Blauburgunder che Bruno Gottardi fa nella vigna di Mazzon. Fantastico anche nell’annata 2005. Succoso di piccolo frutto che pare ti esplodano in bocca. Appagante, bellissimo.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

Alto Adige Lagrein Riserva 2004 Erbhof Unterganzner
Ebbene sì, Josephus Mayr, leader dei Vignaioli dell’Alto Adige, doveva ben darlo il buon’esempio. E l’ha fatto con un Lagrein di cui terrei volentieri qualche boccia in cantinetta. Buono, dico, e pieno di personalità. Ed ha, questo rossa, bocca distesa e sul frutto, e sulla spezia e sul pepe. Ha bel tannino. E pensare che è ancora nella botte: figurarsi dopo il giusto riposo nel vetro!
Tre ridenti faccini :-) :-) :-)

Alto Adige Blauburgunder 2004 Gumphof
Che dire: se il buon giorno si vede dal mattino… Prima annata di Blauburgunder per Gumphof, e di già un vino piacevole assai. Fanno soprattutto bianchi, tutti buoni (di sopra ho detto del Gewürztraminer). Ma questo Pinot Nero è bello già dal colore, che è per davvero da Pinot Nero, scarico il giusto. Il naso ha fruttino e spezia. La bocca è agile, beverina, e c’è però bella lunghezza.
Due lieti faccini, quasi tre :-) :-)

Zweigelt Roan 2004 Bassererhof
Unico vino che ho assaggiato, da Basserhof, ch’ero ormai stanco. Mi son fermato soprattutto perché ero incuriosito dallo Zweigelt, ch’è vitigno considerato povero, da vinello easy, da bere con le caldarroste. E ho fatto bene a fermarmi, ché questo è invece vino di bella personalità. Tanta, tanta spezia pepata e buon tannino. Rustico e atipico e di carattere. Se vi capita, bevetelo.
Due faccini contenti :-) :-)

St. Magdalener Classico 2005 Fliederhof
Piccola azienda, piccolina davvero coi suo 2,6 ettari ad Untermagdalena, che si traduce in Santa Maddalena di Sotto. Famiglia contadina e vini schietti, senza fronzoli. Come questo St. Magdalener, che è franco e beverino, com’è giusto che sia, ma appaga con la succosità del fruttino di sottobosco (ah, il lampone!). Che persiste e rotola in bocca. Da bere a secchi, con soddisfazione.
Sorridono i due faccini :-) :-)

Ora, un post scriptum. Sulla birra. Già, birra, ché dopo il multidrinking del vino son stato amabilmente condotto a provar würstel bianco e speck e altri salumi tirolesi da Hopfen & Co. Ed è, quella che servon qui, la Bozner Bier, birra bianca di stampo, direi, belga (o francese), piacevole, piacevolissima. La fanno proprio lì, ché quest’è stube e birreria-birrificio insieme. Insomma: microfabbrica artigianale di birra nel pieno centro di Bolzano. Se capitate in città, non mancate la sosta. Magari n’avrete diversa emozione dalla mia, ché l’emozione, vivaddio, resta tra le poche cose che siano davvero personali e non replicabili. Ma provate, provate. Vale la pena. E se non andate, date un’occhiata al sito, che è questo qui: www.boznerbier.it. Prosit.

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