sabato 1 luglio 2006

Curve pericolose: ecco il Prosecco in lattina

Angelo Peretti
Il 22 di luglio siete dalle parti di Palma di Maiorca? Be’, allora avete una chance. Quella di partecipare alla presentazione di un Prosecco. Ma mica un Prosecco da niente, visto chi è la testimonial dell’evento. Lei, la diva del momento, Paris Hilton.
Ora, non ditemi che non sapete chi è Paris Hilton. Ne stanno parlando tutti i giornali, dato che ha annunciato che farà la cantante. Esce un suo cd. Pensate.
In ogni caso, per quegl’incolti che non avessero notizie della signora, ecco come l’ha presentata Anna Bandettini sulla Repubblica del 29 giugno: «Svestita animatrice dei party high society di New York; seduttrice vagabonda, da Di Caprio a Vincent Gallo, da Paris Latsis a Niarchos; imprenditrice di intimo e vestiti per cani; perfino amante che geme in infuocati amplessi sul web con l’ex fidanzato (‘One night in Paris’, l’esplicito titolo del video) e ora, si dice, anche con la procace amica Nicole Lenza: Paris Hilton è entrata per sempre nella storia della cultura pop-trash di questo secondo millennio».
A proposito: ha anche qualche albergo, ereditato dal nonno. Dice niente la catena degli Hilton Hotel? Una signora birichina e dal portafoglio bello gonfio, insomma.
Ora, nel suo palmares Paris Hilton ha anche il ruolo di promoter del Prosecco. Ah, ma mica il Prosecco doc di Conegliano e Valdobbiadene. Nossignori. Un Prosecco in lattina. Austriaco. Ma con la dicitura «Prosecco aus Italien». Eccola qui la nuova via del business vinicolo.
Sì, esiste un Prosecco confezionato in lattina. Da 200 ml. Si chiama Rich Prosecco. L’ha creato Günther Aloys. Lo promuove la G.A. Workshop di Ischgl, nel Tirolo austriaco. Ne cura la commercializzazione la Rich Sales & Marketing di Memmingen, in Germania. Il tutto su licenza della Rich Corporation di New York, United States. Una multinazionale per il Prosecco in lattina.
Il bussolottino d’alluminio che lo contiene è dorato. Molto fashion. Un pezzo di design.
Si raccomanda di servirlo ghiacciato, il Rich Prosecco: «Eiskalt Serviert!». Sulla latta c’è scritto che viene dall’Italia. E per rafforzarne l’italianità, in alto, in rosso, si strilla «Vino frizzante», nella lingua di Dante. Direte: tutte balle. E invece viene proprio dall’Italia. Di più, dal Veneto. Meglio ancora, dalla zona doc del Prosecco coneglianese. Se andate a dare un’occhiate al sito www.richprosecco.com e optate (in alto a sinistra) per la versione inglese, leggete infatti copsì: «Rich Prosecco comes from the Cantina Colli del Soligo from Pieve di Soligo (Treviso)». Capito? Lo comprano nel Trevigiano. Mica chissà dove.
Se l’ho provato? Certo che l’ho provato, visto che me n’è stato fatto gentile omaggio (mica da Paris Hilton, che pensate?). E francamente non è da buttare. Il naso gioca su toni di frutto maturo (la pera, tipicissima dei Prosecchi veneti) e sulle note vegetali. Somiglia proprio a un Prosecco. Non ad un grande Prosecco, d’accordo, ma ci siamo. In bocca, poi, non è che ci sia da esaltarsi. La carbonica è un po’ grossolana. Però freddo fa la sua figura. È beverino. Neppure troppo dolce (poco più di un grammo di zucchero per litro: lo leggo sempre sul sito). Ed ha poco alcol: 10 gradi e mezzo, si legge sulla lattina (ma il sito del produttore dice che può arrivare a 10,8). Ha perfino la data di scadenza: va bevuto entro un anno. E poi in giro, credetemi, c’è di peggio, anche in certe trattorie della tradizione veneta che servono Prosecchi in caraffa.
Commenti scandalizzati? Neanche uno, per quel che mi riguarda. Né sulla moralità di donna Hilton, né sulla liceità di fare un Prosecco in lattina, né sul fatto che ci sia una cantina veneta che lo vende a questi businessmen austro-germanico-statunitensi. Nossignori. Troppo facile gridare all’insulto verso il patrimonio vinicolo veneto, alla lesa veneticità doc. Macché: business is business. Semmai, perché gl’italici produttori non riescono ad autotutelarsi? A registrare i loro prodotti? E comunque, se un Prosecco del genere ha mercato, vuol dire che il mercato l’attendeva un vino così. Easy, friendly, per dirla in inglese (facile e amichevole, per usare l’italiano). Insomma: c’è una fetta di pubblico che dei vini muscolosi e grassi e potenti non gliene frega niente, ma proprio niente. Vuole delle bevande. Con un pelo di alcol. Ma bevande. «The new sensational sparkling beverage», la nuova sensazionale bevanda frizzante: è così che si presenta il Rich Prosecco.
Chi bramasse assaggiarlo, sappia che non gli so dar consigli, se non quello d’andare a fare un salto in Austria. Credo che il Rich Prosecco lo si trovi facilmente. Stando al sito «this refreshing pleasure is available for EUR 1.99 to EUR 2.19 in stores, restaurants and gas stations». Da 1,99 a 2,19 euro in negozi, ristoranti e stazioni di servizio: non te lo tirano mica dietro. E anche questo è marketing. C’è da imparare, credetemi.
A proposito: nei primi quattro mesi di commercializzazione ammonta alla non trascurabile cifra di un milione il numero di lattine di Rich Prosecco vendute...

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