mercoledì 12 ottobre 2005

Se ti capita di bere rosa in autunno

Angelo Peretti
Guarda se doveva capitarmi di finire nel Padovano per bere, ad autunno iniziato, un Chiaretto di Bardolino. Fuori zona e fuori stagione. Ma, tant’è, succede anche questo. Ché i miei compagni di tavola, alla fine d’un congresso, volevano un vino non troppo impegnativo, eppure gradevole, prima di mettersi in viaggio. E allora, adocchiando la carta, ecco che m’è venuto in mente di «rischiare» un rosato. Il Bardolino Chiaretto di Corte Gardoni, Valeggio sul Mincio, sud inoltrato del «mio» lago di Garda. E i commensali han gradito. Replicando la bottiglia. Insomma: m'è andata dritta. Salvando pranzo e reputazione.

Mica facile fare un bel rosè. Serve uva buona, tempismo, equilibrio. Uva buona e sana, ché altrimenti la cattiva maturazione, la scarsità di sostanza si sentirà nel vino, così esile da esser messo in crisi da qualunque qualsiasi distorsione organolettica. Tempismo per via del colore: la tinta del vino viene bucce (i rosati si fanno con uve rosse) e dunque è il tempo in cui buccia e mosto restano a contatto a determinare la tonalità finale. Equilibrio, perché il rosato non è né bianco né rosso, non deve somigliare a nessuno dei due, ma un po’ di entrambi deve avere le caratteristiche, vestendosi della florealità e vegetalità d’un bianco e della fruttuosità d’un rosso. Dunque è una tipologia tutta da riconsiderare anche da parte del consumatore: ne vale la pena.

Un rosato da antologia ce l’ha regalato in terra veronese la vendemmia 2004: è il Bardolino Chiaretto dell’azienda agricola Corte Gardoni, a Valeggio sul Mincio. Gianni Piccoli, padrone-patron di Corte Gardoni, è uomo convinto che il buon vino lo si fa prima di tutto in vigna, curandola con passione, abbassandone le rese. Come lui sono convinti i figli, Mattia, Stefano e Andrea, che da anni vanno e vengono dalla Francia per impararne la cultura vinicola. Ebbene, messi insieme, i saperi enoici di papà Gianni e dei figli globetrotter hanno fatto la quadratura del cerchio. Il loro Bardolino Chiaretto 2004 ha colore tenue, impalpabile, antico: somiglia alle carte delle caramelline tonde di zucchero che si trovavano nei piatti di Santa Lucia. I profumi rimandano al piccolo frutto di bosco, al lampone in particolare, con qualche nota sottile di erbe officinali. La bocca è succosa, croccante di ciliegia e di susina, con una vena di quelle fragoline che si trovano all’ombra nei boschi. Così ha da essere un Chiaretto: leggiadro, dissetante, appagante. Di gran beva. Come dovrebbe essere un Chiaretto, appunto.

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