venerdì 16 giugno 2006

It's time to drink Chiaretto

Angelo Peretti
Estate, caldo. Che vino mettere in tavola? Be’, se siete in riva al Garda, perché non provare col Chiaretto? Bere rosato è trendy. In Francia il rosè va alla grande. Sulle tavole dei ristoranti, di questi tempi, una bottiglia su due è rosa.
Eppoi sul Benacus lacus di Chiaretti ce ne son due, o anzi tre. Uno di sponda veneta, il Bardolino Chiaretto. Uno di riva bresciana, l’altro dei colli mantovani a ridosso del lago.
A dire il vero, la questione è anche più complicata. Ché per il Chiaretto di costa lombarda, fatto col groppello, la barbera, il marzemino e il sangiovese (di sicuro, però, pochi produttori eccedono col marzemino, uva che dà colore) ci sono ben tre denominazioni, ohibò: Garda Classico e poi, a scelta fra le due, Riviera del Garda Bresciano o Garda Bresciano. Cambia il nome, non però lo stile o l’uvaggio.
Il Chiaretto di sponda veneta è nella doc del Bardolino. Fatto con la corvina e la rondinella e per chi vuole anche altre uve rosse in piccole quantità, tant’è che qualcuno usa un cinque-dieci per cento di sangiovese. E la doc bardolinista prevede pure il Chiaretto in versione spumante. Che producono però in pochi: due soli, che io sappia.
Quanto al Garda Chiaretto Colli Mantovani, be’, quello quantitativamente è piccola, piccola cosa. E prevede, il disciplinare, che si usino merlot e cabernet e magari rondinella e altre uve a bacca rossa.
Quale preferire dei Chiaretti gardesani? Fate voi. Sappiate che in riviera d’occidente prevale spesso il sentore di fragolina (è il groppello) e in quella d’oriente di ciliegia (è la corvina). Entrambi, se ben fatti, han fiori e vegetalità in aggiunta. E una bella freschezza acidula. Talché lo puoi metter’in tavola con gli antipasti e i primi e i pesci e le carni leggere. Prosciutto e melone, caprese, riso freddo, primi con le verdure, lavarello (leggasi coregone per i lombardi) alla griglia, insalata di pollo.
Che sia veneto o lumbàrd, il Chiaretto viene comunque fatto con una pressatura soffice delle uve. Il mosto, poi, riposa insieme alle vinacce appena poco. Ma sulla vinificazione ci sono sulle opposte riviera diverse consuetudini. La tradizione vorrebbe l’uvaggio, ossia tutte le uve raccolte e pressate insieme. L’innovazione, per cercar finezza, preferisce raccolte e lavorazioni separate. vitigno per vitigno, e successiva cuvée dei vini che se ne traggono. Vince di gran lunga la formula più antica sulla riviera bresciana, predomina la via innovativa in terra veronese. Io sono per l’innovazione, che garantisce finezza e armonia ed eleganza maggiori, a mio avviso.
Più breve è poi in genere il contatto dei mosti con le bucce nell’area di Brescia. Si sappia che a seconda dell’uvaggio e del tempo di permanenza del mosto sulle vinacce si hanno differenti tonalità rosate.
Il Chiaretto bresciano dicono l’abbia inventato Pompeo Molmenti. Avvocato, insegnante di storia dell’arte, storico d’arguta penna, deputato e senatore del Regno, sottosegretario, sindaco, è finita che lo commemorano solo per il vino. In Valtenesi c’era arrivato da Venezia nel 1885, sposo di Amalia Brunati, undici anni più giovane di lui, erede di una ricca famiglia di Salò. A Moniga avevano quindici ettari di terra coltivata a vigna. Si racconta che l’intuizione – quella di fare il rosè, pardon, il Chiaretto - al Molmenti sia venuta durante un viaggio in Francia. A Parigi aveva apprezzato i rosati transalpini. Ne aveva approfondito le metodologie produttive. Tornato a casa, applicò la vinificazione «in bianco» alle uve e alla tradizione del posto. Il miracolo era compiuto. Era il 1896, ma il tutto è oggi avvolto nel mito, nella leggenda. E credo che alla fine sia solo questo: leggenda, appunto.
Sulla riva veronese il Bardolino in rosa si chiama Bardolino Chiaretto. Ma non ha padri certi né leggende il Chiaretto venetico. Non c’è un Molmenti, insomma, cui attribuirne la natalità. Ma è vino che ha estimatori, soprattutto in Germania. E ha un certo successo. Se ne fa, dicevo, pochissima quantità anche spumantizzata. E invece meriterebbe maggior attenzione. Personalmente, la trovo valida per accompagnare il pesce d’acqua dolce bollito o alla griglia. Volete far la prova? Procuratevi una trota salmonata di buona pezzatura (ne troverete tra l’altro di splendide negli allevamenti della Valdadige o del Basso Sarca). Cucinatela sulle braci (lentamente), oppure lessatela nel court bouillon, o anche, se volete, al sale. Poi servitela in compagnia col Bardolino Chiaretto spumante. Rosa con rosa: che accoppiata.
A dire il vero, ho una personale convinzione sull’origine dei Chiaretti gardesani. Ed è ragione storica. Ché a mio avviso i rossi di riviera in passato rossi lo erano poco. Cerasuoli, semmai. Rosati carichi, insomma. Colora poco il groppello su una sponda, s’usava la molinara, per nulla colorante, sull’altra. Su entrambe le rive c’era gran produzione per vigna, e anche questo favorisce ben poco il colore. Insomma: credo che il rosso del Garda fosse in passato quasi sempre un rosato. Di rosa intenso magari, ma rosa più che rosso. Ed ecco dunque che a questa coloritura i gardesani c’erano affezionati. Crescendo la qualità in vigna e in cantina, e imparando dunque i benacensi a far rossi colorati davvero di rosso, han voluto comunque preservare la loro consuetudine al rosato. Ideando il Chiaretto. I Chiaretti, meglio. E grazie al cielo che l’han fatto. Ché ce n’è di buono davvero.
Ma è ora di bere. E dò dunque qualche consiglio. Una decina. Fermandomi a una decina, equamente distinti fra le due rive, per evitar rogne di campanile. Più due spumanti bardolinisti.

IL CHIARETTO BRESCIANO
Riviera del Garda Bresciano Chiaretto 2005 Comincioli. Gianfranco Comincioli è uno dei più noti e nel contempo più discussi produttori del Garda, autore di vini di forte personalità, com’è il caso di questo Chiaretto 2005. La coloritura rosa sfuma sui toni della buccia di cipolla. Il vino ha corpo considerevole, capace di un affinamento ben più lungo della media dell’area, tant’è che i Chiretti di Comincioli sono buonissimi anche l’anno dopo. Il naso è dominato da ampi ricordi di piccolo frutto rosso, accompagnati da note erbacee. La bocca è tesa, pregna di vinosità e di memorie fruttate. Due lieti faccini :-) :-)
Garda Classico Chiaretto 2005 La Guarda. Situata nell’ultimo tratto dell’entroterra bresciano del lago di Garda, la piccola maison di Gigi Negri fa vini di notevole goduria: si bevono spensierati, e per di più costano poco poco. il Chiaretto è ormai stabilmente fra i migliori della zona. Di colore rosa che sfuma nel violetto, è giocato prevalentemente sulle memorie di fragolina tipiche delle uve del groppello, cui si sommano accattivanti note erbacee e delicati sentori floreali. La bocca è salina. Due faccini felici :-) :-)
Garda Bresciano Chiaretto 2005 Monteacuto. Antonio Leali ha la sagoma del contadino. E fa, appunto, il contadino, ma con moderno spirito. Ha progetti d’ampliarla la cantina, ma per adesso è garagista: due locali al pian terreno di casa, sulla collina di Monteacuto. Il suo Chiaretto è d’un rosato di media intensità, traversato da guizzi violacei. Impostato sulle note fruttate del lampone e della marasca e sui ricordi floreali di rosa, sopra una schietta vinosità. Finale lievemente mandorlato. Lieto il faccino :-)
Garda Classico Chiaretto Tenuta Maiolo 2005 Provenza.L’azienda di Fabio Contato & family sfoggia un Chiaretto che ha nella morbidezza l’elemento caratterizzante. Le vivide tonalità fior di pesco introducono un vino che offre sensazioni olfattive di fragolina, di caramella al lampone e di fiori bianchi, con cenni di vegetalità erbacea, sensazioni che tornano immediate anche al palato. In bocca la sottile vena di amabilità trova slancio in una snella freschezza. Due gaudenti faccini :-) :-)
Garda Classico Chiaretto 2005 Turina. Paolo Turina, presidente del consorzio di tutela della denominazione del Garda Classico, propone un Chiaretto che si connota positivamente per la pulizia del frutto e per la tensione d’assaggio, senza mai perdere di vista peraltro la facilità di beva. Di coloritura rosata che sfuma nel violaceo, ha le caratteristiche memorie fruttate di fragolina e lampone, ma anche con piacevoli note di ciliegia un po’ acerba. Da bere fresco nella sua giovinezza. Un faccino sorride :-)

IL CHIARETTO VERONESE
Bardolino Chiaretto 2005 Cavalchina. Luciano Piona e la Cavalchina. Binomio inossidabile sul Garda. O meglio, in entroterra, ché siamo a Custoza, colline moreniche. Qui Luciano fa il Custoza, appunto, bianco, e il Bardolino, rouge, in versioni sempre piacevoli e d’agile beva. Ed alla regola della piacevolezza s’iscrive anche il Bardolino Chiaretto, leggero già nel colore fior di pesco. Lievi le fragranze floreali e quasi erbacee che caratterizzano il bouquet. In bocca, ecco con maggior precisione i sentori di piccolo frutto e di ciliegia un po’ acerba. Due faccini felici :-) :-)
Bardolino Chiaretto 2005 Corte Gardoni. Gianni Piccoli, vignaiolo a Valeggio sul Mincio, non sbaglia un’annata. La sua gamma di Bardolino è sempre impeccabile, sia che si tratti delle versioni in rosso (mi piace il Superiore, tanto), sia che si assaggi il suo Chiaretto. D’un tenue colore rosa, il rosato è impostato sull’agilità di beva e sulla delicatezza della vena fruttata. Gli equilibrati ricordi di ciliegia e di lampone sono ulteriormente ingentiliti dalle fragranze di fiori bianchi. Due faccini in letizia :-) :-)
Bardolino Chiaretto Rodon 2005 Le Fraghe. Chi mi legge lo sa che mi piace lo stile bardolinista di Matilde Poggi. In passato aveva provato ad accantonare la versione rosata del Bardolino per dedicarsi solo a quella in rosso, ma ha dovuto immediatamente riprendere la produzione a furor di popolo. Il risultato giustifica la levata di scudi. Anche la versione 2005 si presenta esemplare nella tensione aromatica e nella piacevolezza di beva. Il tenue, delicatissimo colore del fiore di pesco introduce un Chiaretto dall’elegante presenze di piccolo frutto e di fragranze floreali. La bocca è fresca e nervosa, traversata da memorie erbacee. Due felici faccini :-) :-)
Bardolino Chiaretto 2005 Giovanna Tantini. Ed ecco l’altra lady del Bardolino. Giovanna Tantini, l’ho già scritto, rappresenta uno dei punti di riferimento più innovativi dell’area del Bardolino. Del new Bardolino, come lo chiamo io. Ha personalità esuberante, questo suo Chiaretto. Che veste una livrea d’un brillante e intenso rosa con riflessi quasi granati. Al naso emergono netti i sentori della ciliegia e del frutto di bosco, intrisi di fresche note vegetali. Al palato ha buona struttura. E freschezza di beva e persistente presenza di frutto. Buonissimo. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Bardolino Chiaretto Classico 2005 Valetti. I Valetti stanno crescendo. Fanno del buon Bardolino, sempre meglio. Tradizionale, direi. Fresco, nervoso. È in linea il Chiaretto, impostato sull’agilità di beva, si presenta d’un colore rosato che vira verso riflessi quasi di rubino. Il naso sente il lampone e il ribes insieme a memorie vinose. La bocca è franca, la salinità in rilievo. Due faccini felici :-) :-)

IL CHIARETTO SPUMANTE
Bardolino Chiaretto Spumante Metodo Classico Monte Saline. Romano Giacomelli ha sempre avuto una passione: fare il Bardolino Chiaretto in versione spumante. Così ha continuato ad affinare la produzione. E questa volta, con la sboccatura 2006 del metodo classico, eccolo uscire con delle bollicine rosè veramente accattivanti. Di colore rosa di media intensità, il vino ha un perlage regolare e minuto e una piacevole cremosità. Olfatto e palato colgono tipicissime e delicate note di piccolo frutto (la fragolina in particolare). Due lieti faccini :-) :-)
Bardolino Chiaretto Spumante Metodo Charmat Costadoro. Anche Valentino Lonardi ha passione per lo spumante rosato. E fa addirittura – ed è l’unico e merita dunque l’applauso – tutt’e due le versioni, quella con la presa di spuma in bottiglia (leggi metodo classico) e quella in autoclave (s’usa dire Charmat). Io preferisco il Chiaretto Charmat, che è in genere fedele mio compagno dei piatti di sarde alla griglia che mi regalo quando le sardéne sono in fréga e se ne pescano a quintalate e piatti del genere per me non hanno paragoni. Rusticamente fruttato, è vino che va giù ch’è un piacere.- e costa pochissimo. Un ridente faccino :-)

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