Angelo Peretti
Ho la fortuna che m’invitano, di tanto in tanto, a delle verticali. Che sono degustazioni di più annate del medesimo vino. Ed è lì che vedi se c’è continuità, tradizione, evoluzione, e anche e soprattutto rispetto del terroir, interpretazione dell’annata.
Mica facilissimo, però, far verticali in Italia. Poche, troppo poche le cantine che hanno un loro tesoretto di bottiglie di varia età. Un archivio in vetro. Ed è questo uno dei limiti dei nostri vigneron, che non hanno storia e non pensano a costruirla. Impegnati a produrre e vendere e stop. Poi ti arriva il buyer straniero e cerchi di raccontargli quella dell’orso, e invece lui vuol vedere se il vino ha tenuta e dignità, vuol provare tre, quattro, cinque o più annate. Come si fa, del resto, coi rossi bordolesi oppure coi Riesling in Alsazia oppure… Oppure potrei citarne tant’altri, di casi, ma quasi tutti fuori dagl’italici confini.
Ora, fra le verticali recenti che la sorte e la squisita ospitalità dei vignaioli m’hanno elargito, ce n’è stata una d'importante in casa Guerrieri Rizzardi, a Bardolino. Ma mica co’ vini del Garda. Coll’Amarone. E non è cosa astrusa, ché la famiglia ha vigna sul lago, ma anche in Valdadige, e nel Soavese e, appunto, nel cuore della Valpolicella storica (e storia e bellissima è la loro villa valpolicellese). E lì d’Amaroni ne fanno, da anni, due: il Classico per così dire «base» e il crû Calcarole. Cui s’è aggiunto, nel 2001, il Villa Rizzardi, che di quell’annata è unica interpretazione, avendo deciso la famiglia di non far uscire né il base né la riserva. Ed è stata felice interpretazione, ché sono arrivati, prima volta, i tre bicchieri della guida dei Vini d’Italia targata Gambero Rosso & Slow Food.
Ora, i vini. Abbiamo riprovato il Villa Rizzardi 2001. Ci abbiamo aggiunto una decina d’annate del Classico. E poi sette vendemmie del Calcarole. Mica poco. E qualcheduna di queste bottiglie vorrei proprio avercela in casa: cert’annate son memorabili, proprio.
Qui di seguito scrivo il mio parere boccia per boccia. Col doppio punteggio: in centesimi e in faccini.
Amarone della Valpolicella Classico Villa Rizzardi
2001 Giovanissimo. Naso di frutto denso e di fiore e di spezia. Bocca succosa di fruttino di sottobosco e di amarena. Elegante più che potente. Ha ancora lunghissima vita davanti. Si può ben bere ora. O attenderlo.
90/100 e tre lieti faccini :-) :-) :-)
Amarone della Valpolicella Classico
2000 Potentissimo. Ha fragranze di frutta surmatura, macerata, in confettura. Bocca calda e avvolgente e fruttatissima anch’essa, con la marmellata di more a uscir fuori netta di mezzo alla ciliegia.
88/100 e due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
1997 Profumi decadenti, di fiori appassiti e frutta in composta. Tracce ossidative. Bocca interessante nella tramatura tannica. Ha vene verdi. E calore. Un po’ rusticheggiante, direi. Gli vorrei maggiore eleganza.
76/100 e un faccino :-)
1996 Il naso è austero, antico, fascinoso. Fiore appassito, frutta surmatura, spezia dolce. In bocca c’è frutto da appassimento e bella spezia. E terrosità, di terra rossa bagnata. E giovanilissime memorie verdi. E finezza.
93/100 e tre lieti faccini :-) :-) :-)
1995 Eccola che torna anche qui la terra rossa. All’olfatto, immediata. Vi si somma memoria di carcadè e di rosa selvatica. Vene animalesche. In bocca freschezza. E piccolo, succoso frutto di bosco. E vene balsamiche.
88/100 e due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
1994 Naso evoluto e bocca da subito illeggibile. Confusa. Poi gradualmente si netta. Ed esce il frutto rosso e la piccola bacca di bosco quasi ancora non del tutto matura e una tannicità ancora verde. Ritroso.
85/100 e un lieto faccino e quasi due :-)
1993 Wow! Che aristocratica austerità in queste fragranze fra il terroso e l’officinale. La bocca è fresca. Ha frutto croccante. Bella tramatura tannica. Lunghezza. E beva gratificante, e rinfrescanti vene di iodio. Grande.
94/100 e tre lieti faccini :-) :-) :-)
1991 Ci mette un po’ a concedersi. Ma è attesa ripagata, ché escono a ondate successive le memorie di frutto rosso. E ampiamente fruttata e calda e potente è la bocca. E ha vene balsamiche. Giovanissimo ancora.
92/100 e tre lieti faccini :-) :-) :-)
1990 Austerità olfattiva e fascino: spezia e frutto da subito. In bocca densa, polposa frutta matura. E vene di dolcezza. Leggere, ma per nulla fastidiose nuance ossidative. Vino decadente eppur piacevole. E memorie terrose.
89/100 e due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
1988 Che naso strano: dapprima ostico, riduttivo, poi lungamente salmastro, iodato, marino. Fascinoso. In bocca potenza di frutto e poi ancora iodio e catrame. E tannino ben espresso, saldo. Vino antico e intrigante.
88/100 e tre lieti faccini :-) :-) :-)
1977 Il colore è ossidativo, vira al mattone. Ma il vino è ancora degno di curioso assaggio. Odori d’idrocarburi. Vene minerali. E tracce di peperone. E ricordi di liquirizia. Certo, è vuoto, caduto. Ma il naso resta stimolante.
Niente giudizio.
Amarone della Valpolicella Classico Calcarole
2000 Eccole che si ripresenta la nota di iodio e la terrosità che avevo già trovato nell’Amarone base. Frutto rosso, surmaturo e macerato. Bocca fruttata e densa e tannicamente avvincente. Giovanissimo, già autorevole.
92-93/100 e tre lieti faccini :-) :-) :-)
1997 Al naso tanto, tanto frutto rosso, elegante, ammaliante. E ancora al palato intensa fruttuosità, e chi ama queste percezioni qui ha di che appagarsi. Lunghissimo vino. Ma meno convince il tannino, un po’ arido.
85/100 e due faccini :-) :-)
1995 Ancora tanto frutto all’olfatto, maturo & in confettura. E fiore secco e spezia. Bocca avvolgente. Di velluto. Il frutto torna, succoso e stimolante. E s’aggiungono vene balsamiche. E tracce catramate.
89/100 e tre lieti faccini :-) :-) :-)
1991 Ha bell’integrità nel colore. Naso ritroso. Bocca calda, possente. Frutto materico e vene balsamiche. Ma il tannino è un po’ asciutto e lascia una venatura sottilmente amara nel finale. Ed è un peccato.
84/100 e un faccino :-)
1990 Note evolute, e poi frutto: complessità olfattiva. Il tannino appare magari un po’ rustico, ma la fruttuosità convince, appaga. Freschezza, dolcezza, perfino qualche accenno fascinosamente ossidativo. E bella beva.
93/100 e tre lieti faccini :-) :-) :-)
1988 Naso ostico, chiuso. Bocca vagamente fermentativa. Pian piano s’apre e senti che c’era comunque frutto e tanto e fresco (e si coglie il fruttino di bosco, soprattutto). Ma la bottiglia è infelice, ahimè.
Giudizio sospeso.
1987 Ancora quei sentori iodati, che - ormai è certo - son segno di terroir. E catrame e frutto surmaturo. Bocca austera, piacevolmente vellutata, evoluta. Calda d’alcol. Composta di frutta rossa. Ricordi di pino. Lunghezza.
86/100 e due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
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