sabato 14 luglio 2007

Dove vola il Falcone

Angelo Peretti
Bordeaux, provincia di Mantova. Sembra un’eresia, un vituperio. Com’è possibile azzardarsi d’accostare la madre dei grandi rossi con la miserrima terra virgiliana dei Lambruschi? A parte il fatto…
A parte il fatto che a me, clarettista bordolese convinto, piacciono anche i Lambruschi mantovani, e quando son ben fatti, con quel loro colore cupo e quei toni di mora e di ciliegia stramatura e di prugna cotta, e quella ruvida effervescenza, e quella spuma cremosa, be’, li bevo volentieri. E ci faccio anche il bevr’in vin, versandone un poco nella fondina degli agnoli in brodo, e non disprezzo il colorito violaceo che se ne ricava e quel tono acidulo che se ne ottiene. A parte tutto questo, nel Mantovano non si fa mica solo Lambrusco, nossignori. Ché dalle parti alte della provincia, verso il lago di Garda, là dove si chiude la cerchia dei colli morenici, depositati dai ghiacciai chissà quanti e quanti secoli fa, ci sono altre vigne. E se ne coltivano, e con buon risultano, anche d’origine bordolese: il cabernet, il merlot. Che si leggono all’italiana, come avviene da anni et annorum: cabernèt, merlòt, coll’accento marcato.
C’è per esempio, su quelle colline, dalle parti di Monzambano, quasi un tiro di schioppo dal lago, un vigneto di cabernet sauvignon che dà buon frutto e intrigante vino. Lo chiamano il Vigneto del Falcone e venne piantato nel 1965, come sperimentazione, col contributo dell’amministrazione provinciale di Mantova. Nel 1986 i Piona della Cavalchina di Custoza cominciarono a vinificare quelle uve.
Ho avuto di recente la fortuna di provarne le bottiglie in verticale, seguendo il corso delle annate pressoché dall’inizio, ché abbiamo cominciato coll’87, ed è incredibile andare così indietro con le etichette della regione gardesana. E già questo n’avrebbe fatto una degustazione memorabile. Ma quel che più m’ha stupito è stata l’integrità e anzi l’eleganza di cert’annate. Che facevano davvero - e mi si perdoni l’ardire - pensare a vini del Bordolese, ohibò.
Oram di quella degustazione vorrei dar conto, non prima di qualche avvertenza. Innanzitutto, il cambio di nome e d’azienda. L’87 uscì come vino da tavola col marchio Cavalchina. Dall’88 fu vino da tavola Alto Mincio, sempre Cavalchina, Nel ’90 ancora Alto Mincio, ma con la ragione sociale La Predina, l’azienda fondata apposta a Monzambano dai Piona. Dal ’96 c’è la doc: diventa Garda Cabernet Sauvignon. Fino al ’97 s’imbottigliava in vetro bordolese, dal ’98 si è passati alla bottiglia borgognotta, con una nuova etichetta, e al posto della vecchia intitolazione di Vigneto del Falcone, il vino ha preso a nomarsi solo Falcone. E questo per spiegare le differenze di nomi che troverete di seguito. Il vino resta quello, denominazione a parte.
Da sempre, aggiungo, è rosso che ha fatto affinamento in barrique: fino all’87 sei mesi, dall’88 dodici. Da sempre, pure, al cabernet s’è aggiunto un po’ di merlot, «per dare rotondità», m’ha detto Luciano Piona, aggiungendo che il taglio è variabile a seconda dell’esito dell’annata. «Ma a far la differenza - seguita Luciano - è stato il cambio di cultura enologica».
Aggiungo una nota ancora: il Falcone racconta bene le annate, eccome. È vino che ha dunque personalità. Ed ha prezzo certamente interessante: il privato consumatore in cantina lo paga attorno ai 12 euro e lasciatemi dire - v’accorgerete dalle schede qui sotto - sono molto, molto ben spesi.
Ora, la verticale, col doppio voto, in centesimi e in faccini.

Vigneto del Falcone 1987 Cavalchina Colore povero. Vino, ahinoi, ossidativo, ancorché conservi un pelo ancora d’acidità, che l’ha in qualche modo salvato. Un ricordo di liquirizia. Si beve ancora.
70/100 – niente faccini

Alto Mincio Vigneto del Falcone 1988 Cavalchina Colore scarico. Note verdi e venature minerali al naso. La bocca non è male: fresca, tannica. Il frutto è un po’ decadente. La vena ossidativa non dà fastidio. E ha discreta lunghezza. Cresceva la perizia produttiva.
78/100 – un faccino :-)

Cabernet Sauvignon Alto Mincio Vigneto del Falcone 1990 La Prendina Oh, oh, la prima sorpresa, il cambio di marcia! Sembra ancora giovane, questo rosso del ‘90. Il colore s’è fatto però più denso dei due precedenti. All’olfatto è dapprima ritroso, vegetale, eppoi ecco venature floreali e memorie balsamiche. E vegetalità c’è anche al palato. E frutto E bel tannino.
86/100 – due lieti faccini :-) :-)

Cabernet Sauvignon Alto Mincio Vigneto del Falcone 1991 La Prendina Si batte col ’90 in termini di personalità, ma è più evoluto, più avanti nella maturazione. Propone all’olfatto vene animalesche e minerali. E frutto surmaturo. E spezia. La bocca è in sintonia. Rosso snello, ancorché il tannino appaia un po’ ruvido. In ogni caso, per me fascinoso.
85/100 – due faccini e quasi tre :-) :-)

Cabernet Sauvignon Alto Mincio Vigneto del Falcone 1992 La Prendina Qui l’annata non ha aiutato. Il vino ha naso verde. Sotteso c’è il piccolo frutto di bosco (la mora). La bocca è scorrevole: manca profondità.
74/100 – un faccino :-)

Cabernet Sauvignon Alto Mincio Vigneto del Falcone 1993 La Prendina Ostico e quasi terroso al naso, dapprima, poi pregno di note di cacao e caffè. E ha vaghe memorie di foglia di geranio. In bocca c’è tannino quasi aggressivo e un po’ secco. È vino che chissà come e quando evolverà.
80/100 – Un faccino e quasi due :-)

Cabernet Sauvignon Alto Mincio Vigneto del Falcone 1994 La Prendina Naso difficile, vene minerali sopra al frutto. Bocca un po’ secca nel tannino. Problemi di tenuta del tappo, Probabilmente.
Nel dubbio di tenuta, nessun giudizio, ovviamente.

Cabernet Sauvignon Alto Mincio Vigneto del Falcone 1995 La Prendina Wow! Che bel vino, ragazzi, che bel rosso. Naso giovanilmente sul frutto. Elegantissimo. In bocca è fruttato e fresco e calibratissimo nella rotonda tannicità. E c’è beva considerevole, anche. Succosa, gratificante. Fa molto Bordeaux. Ed ha davanti ancora lunga vita. Averne di bottiglie così in cantina!
90/100 – tre lieti faccini :-) :-) :-)

Garda Cabernet Sauvignon Vigneto del Falcone 1996 La Prendina D’accordo, sarà anche un vino un po’ più piccolino del magnifico ’95, ma anche di queste bottiglie vorrei averne qualcheduna nella mia cantinetta. È splendido, ma per motivi quasi opposti a quelli del predecessore: è fresco, ha frutto croccante e quasi surmaturo, ha spezia, ha beva. Col tempo, emergono nel bicchiere la menta e l’eucalipto, fascinosi.
86/100 – tre lieti faccini :-) :-) :-)

Garda Cabernet Sauvignon Vigneto del Falcone 1997 La Prendina È ancora giovane questo ’97. Verde, tanto verde. Al naso e in bocca. Ha di poi fragranze possenti di cacao, caffè, frutta rossa stramatura, spezia. In bocca c’è tanto, tanto fruttone, morbido e masticabile. Materia a iosa. E tannino vellutato. C’è chi l’adora per la sua pienezza. Gli preferisco un po’ le due annate precedenti, ma con quelle fa un tris da applauso.
89/100 – Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

Garda Cabernet Sauvignon Falcone 1998 La Prendina Frutto denso, cacao, spezia all’olfatto. In bocca è sullo stesso tono. E appare caldissimo. E ha tannino ben espresso. Magari, ecco, vorresti maggior equilibrio, ché qui prevale la potenza rispetto alla beva delle precedenti annate.
85/100 – due faccini :-) :-)

Garda Cabernet Sauvignon Falcone 1999 La Prendina Gl’inglesi e gli americani, quando descrivono i rossi di Bordeaux, indicano sempre se son vini da bere o da conservare: drink or hold, per dirla con la lingua loro. In questo caso: hold, aspettare. Ché è vino giovanissimo e chissà quando sarà pronto e bisogna aspettare. Materia, materia, materia. Frutto e tannino. Potenza. Bella bottiglia che è un peccato aver stappato adesso. Complimenti, in ogni caso.
88-90/100 – troppo presto per i faccini

Garda Cabernet Sauvignon Falcone 2000 La Prendina Vennero due temporali a compromettere la raccolta, nel 2000, a Monzambano. E il cabernet venne aiutato con un po’ di merlot appassito. E si salvò dunque l’annata. La correzione si sente: frutta in confettura, stramatura. Ha vene balsamiche. Ma è un po’ corto.
78/100 – un faccino :-)

Garda Cabernet Sauvignon Falcone 2002 La Prendina Ricordate le piogge del 2002? Altr’anno difficile. Note di canfora all’olfatto. La bocca è ben costruita, ma ha tannino un po’ ruvido che comprime il frutto.
78/100 – un faccino :-)

Garda Cabernet Sauvignon Falcone 2003 La Prendina Ecco, riprendo la storia del drink or hold alla maniera anglosassone. In questo caso è drink: bevetelo subito, e ne avrete oltretutto soddisfazione considerevole, ché è vino di bell’appagamento. Ha frutto e caramellina alla mora e confetture di bacche di sambuco. Poi, in bocca, morbidezza e rotondità e velluto. Una vena verde che gli dà slancio. Niente male per la calura del 2003.
88/100 – Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

Garda Cabernet Sauvignon Falcone 2004 La Prendina Qui fateci quel che volete. Potete seppellirlo in cantina e dimenticarlo chissà quanti anni prima di berlo, potete stapparvelo subito e godervelo nella sua immediatezza fruttata. Buonissimo adesso, buonissimo, probabilmente, negli anni. La quadratura del cerchio. Succoso, giovanile, fragrante. Piacevole. Elegante. Grande.
90/100 – tre lieti faccini :-) :-) :-)

Garda Cabernet Sauvignon Falcone 2005 La Prendina Sta ancora sostando nel vetro, riposando. Ha tanto, tanto piccolo frutto. Rosso e croccante. Promette bene, molto bene. Ovvio, va atteso ed è presto per dare un giudizio. Ma comprarselo appena esce non è assolutamente un errore… Direi, anzi, saggezza.
88-90/100 – ovviamente presto per i faccini

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