Angelo Peretti
Intanto la location, bellissima: il castello di San Salvatore a Susegana, provincia di Treviso, nella Gioiosa Marca. È la storica residenza dei conti Collalto. Trasuda storia ed eleganza, e ha tanto, tanto verde intorno. Credetemi: un sogno. E in un posto del genere, quand’è aperto al pubblico, vale la pena farci solo iniziative di prestigio.
In effetti Vino in Villa, la manifestazione annuale di presentazione del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, il 20 e 21 di maggio, è stata all’altezza. Eccome. Ed è questa la seconda considerazione da fare, dopo quella dedicata al luogo. Eppoi la terza nota: girando fra le ampie e luminose sale del palazzo, fra i tavoli dei produttori, ho trovato vini buoni davvero. Altro che il prosecchino dei tempi andati. Le nuove bollicine trevigiane hanno i numeri per piacere. E, quarto, per converso, di cattivi ne ho incrociati invece pochissimi, segno che in zona la qualità è diffusa. E che in cantina ci sanno fare, quelli di Valdobbiadene e di Conegliano.
Chiaro: mica tutti i bevitori son disposti ad ammettere amore per questo sparkling wine made in Veneto. C’è chi storce il naso, asserendo che bere spumante significa stappare Champagne, Franciacorta, Trento. Per carità: grandi vini, da levarcisi il cappello quando si è al loro cospetto. Ma il Prosecco è giocoso. Non si dà arie. Soprattutto, lo fan bene, porca miseria, sempre più bene, lo ripeto.
Mai secco, e anzi talvolta un bel po’ dolcino, il Prosecco, quello che ha il bollino della doc di Conegliano e Valdobbiadene (una "P" rossa in campo bianco, contornata da mura medievali stilizzate), lo puoi portare in tavola quasi a ogni occasione: lo spuntino informale ma anche la cena importante, l’aperitivo, il brindisi. Magari d’estate. Una sera d’estate. Se ne bevono ogni anno trenta milioni di bottiglie: mica scherzi.
Be’, a Vino in Villa di Prosecchi ne ho provati tanti e tanti e tanti. Tutti i brut, i dry e gli extra dry. Ho tralasciato solo i Cartizze. E i fermi e frizzanti, che son poca roba. Ho bevuto girando fra i tavoli assegnati alle aziende. Dire di tutti è impossibile. Dirò dunque di quelli che più m’hanno convinto. Qui sotto, andando in ordine alfabetico, che era poi l’ordine degli espositori dentro il maniero di Susegana.
E dunque cominciamo. Con l’avvertenza che le brevi note sulle aziende le prendo dal booklet che accompagnava la rassegna, un pratico taccuino spiralato. Se dunque qualcosa non andasse, please, rivolgersi al Consorzio. I voti, invece, quelli son miei. Se provando gli stessi vini avrete impressioni diverse, be’, in questo caso me n’assumo la responsabilità io.
Avverto ancora: per questione di spazio, e solo per quella, d’aziende ne cito dieci e solo dieci. Magari, se avrò modo, ci tornerò su, e scriverò in futuro di qualch’altre vino fra i duecento testati.
Adami - Colbertaldo di Vidor (Treviso)
Comincio da Adami mica per piaggeria. Intendo: monsieur Franco è il presidente del Consorzio di tutela del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, e magari qualche malalingua potrebbe insinuare. È solo che vado in ordine alfabetico, lo stesso con cui erano disposti i tavoli, e quest’era il tavolo numero uno.. Il quadernetto di degustazione mi dice che in azienda si fanno 300 mila bottiglie l’anno. Be’, se son tutte della qualità che ho trovato alla mostra, sono da bere a secchi. I vini in degustazione erano tre. Tutt’e tre ai vertici delle rispettive tipologie, credetemi. Qui di sotto le annotazioni.
Prosecco di Valdobbiadene Extra Dry dei Casei 2004. Ha un bel nasino floreal-fruttato: pera, mela, fiori bianchi. La bocca è cremosa e quasi vinosa ed ha per il resto perfetta corrispondenza coll’olfatto. Finisce sui toni d’agrumi. Piacevolissimo. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Prosecco di Valdobbiadene Brut Bosco di Gica 2004. Il fieno: ecco cos’ho trovato, soprattutto, all’olfatto. Gradevoli note di fieno sopra il substrato di mela. Di nessun impegno, ma si beve alla grande. Due faccini felici :-) :-)
Prosecco di Valdobbiadene Dry Vigneto Giardino 2004. Il terzo gioiellino targato Adami. Ha aromi tra l’erbaceo e il fruttato esotico, con l’ananasso e il passion fruit, e poi gli agrumi e il fior d’arancio. In bocca, ancora frutto acidulo e tropicaleggiante. Buono. Altri due faccini che sorridono :-) :-)
Desiderio Bisol - Santo Stefano di Valdobbiadene (Treviso)
C’è poco bisogno di presentazioni. Uno dei mostri sacri del Prosecco. Circa 500 mila bottiglie l’anno. Con due Brut in mostra: il Jeio e il Crede. M’ha convinto il secondo, mentre l’altro non m’ha fatto grand’impressione.
Prosecco di Valdobbiadene Brut Crede. M’è piaciuto già dal primo impatto olfattivo, con quell’esplosione di fiori d’acacia. Ed è bella pure la tensione. Ha equilibrio e intrigante, costante presenza di clorofilla. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Bortolomiol - Valdobbiadene (Treviso)
Nome di quelli grossi e dimensioni notevoli: più di 1 milione di bottiglie l’anno. Ho provato il Brut e l’Extra Dry. Buonissimo il secondo, che vorrei poter presto ribere.
Prosecco di Valdobbiadene Extra Dry. Olfatto tra il verde e il floreale. E un fondo, intrigante, di rosmarino. E così pure eccolo proporsi al palato. Corrispondenza perfetta. Tre faccini gaudenti :-) :-) :-)
Case Bianche - Pieve di Soligo (Treviso)
Mica piccola, l’azienda: 300 mila bottiglie di Prosecco. I vini paiono insolitamente secchi, per l’abitudine della zona. Da seguire, per chi è alla ricerca d’una bollicina trevigiana diversa. Ha il Brut e l’Extra Dry. Del primo m’è molto piaciuta una bottiglia, ma devo aggiungere che un’altra, provata in un secondo momento, m’ha meno impressionato. L’Extra Dry è quasi un Brut, e rende l’idea della filosofia di cantina.
Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene Extra Dry Case Bianche. Dicevo: c’è molto, molto meno zucchero del solito in quest’Extra Dry, e la cosa lo fa, appunto, diventare insolito, ma non per questo meno piacevole. Anzi. E ha naso altrettant’atipico: c’è resina di pineta, c’è erba officinale. Può sembrare scarno, e invece è teso come una corda di violino. Due lieti faccini :-) :-)
Col Vetoraz - Santo Stefano di Valdobbiadene
Si autodefinisce una giovane azienda. E fa mezzo milione di bottiglie. Tre vini ai tavoli: il Brut, l’Extra Dry e il Dry, che metto anche esattamente in quest’ordine come preferenza, anche se i primi due nel mio giudizio son molto, molto vicini.
Prosecco di Valdobbiadene Brut. Più buono in bocca che al naso, ché fors’è imbottigliato da poco, dato che pare olfattivamente un po’ chiuso, pur porgendo belle note di fieno. Ed è lo stesso fieno pulitissimo che compare al palato insieme alla nocciola e alla clorofilla e alla memoria di mela fra l’acerbo e il maturo. Due lieti faccini :-) :-)
Prosecco di Valdobbiadene Extra Dry. Anche qui meglio il palato: penso il motivo sia lo stesso detto sopra. Ma ha bocca snella. La pera non del tutto matura. La mela asprigna. L’erbe di prato. Due faccini :-) :-)
Col Saliz - Refrontolo (Treviso)
Mai sentita nominare prima. Leggo che s’è costituita di recente, quest’azienda. E che ha una quindicina d’ettari e fa 70 mila bottiglie di bollicine.
Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene Extra Dry. Be’, se Col Saliz il vino lo fa sempre così, bisogna segnarselo questo nome. E pensare che subito, al naso, m’aveva deluso, coperto dalla solforosa: imbottigliamento recente. Invece eccolo in bocca cremoso e denso, e ricco di frutto – di mela e di pera – e pregno di vene citrine e d’erbe mediterranee. Da ribere. Due lieti faccini :-) :-)
Colvendrà - Refrontolo (Treviso)
Altr’aziendina di Refrontolo: 100 mila bottiglie, dice il librino di Vino in Villa. Altro sconosciuto per me (alzi la mano chi l’ha già bevuto, però). Altro bel vino, davvero. In assoluto, quello cui ho dato il punteggio più alto. Per quel che conta il mio voto...
Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene Extra Dry. Ullallà, quanti agrumi che ha quest’Extra Dry! Cedro e mandarino e arancia e fior d’arancio. E poi ricordi d’erbe officinali. E vena nervosa. E bocca sapida assai. Sembrerebbe vino mediterraneo. Ah, metterci assieme dei bei gamberoni... Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Conte Collalto - Susegana (Treviso)
Una scheda per il padrone di casa posso scriverla, no? Sia chiaro: se non ci fosse vino buono, l’ospitalità non servirebbe a molto. Ma il vino buono c’è (e anche l’olio, se è per quello). Provati il Brut e l’Extra Dry. Meglio il secondo.
Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Extra Dry. Non è l’olfatto a intrigare, ma il gusto. Ché il vino ha bocca d’agrume e quasi aromatica e di bell’ampiezza e d’una rusticità sincera ma ben calibrata e direi voluta, e ha note di rosmarino e una percezione cremosa. Buon vino davvero. Due faccini :-) :-)
La Tordera - Vidor (Treviso)
Cinquanta ettari di vigna, grosso modo: lo leggo sul libretto. Non so a quante bottiglie corrispondano, ma non è roba enorme. I vini sono buoni, parecchio. Sia il Brut che l’Extra Dry.
Prosecco di Valdobbiadene Extra Dry. Ha colore insolitamente carico, questo Prosecco. Mica colore enorme, ma è giallo, rusticamente giallo. E ha naso altrettanto rustico, giocato sulle traccia vegetale. Eppoi il fiore bianco e una nuance di confetto. La bocca è citrina. Ed ecco il fior di glicine e, sul finire, il kiwi. Buono buono. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Prosecco di Valdobbiadene Brut. Ancora il confetto e la vaniglia, e un po’ di vegetalità. Al palato piace la freschezza nervosa, e torna la vena vegetale, magari un po’ cruda. Pensatelo su un piatto d’asparagi di Cimadolmo: che bellezza. Due faccini felici e quasi tre :-) :-)
Vigne Matte - Cison di Valmarino (Treviso)
La potenzialità è di mezzo milione di bottiglie, ma per ora la produzione è ben più bassa. L’azienda è giovane, subentrata ad altro marchio, mi si dice. Tre i vini in mostra. Il Brut non m’ha esaltato. Buoni Dry e Extra Dry, con una leggera preferenza al primo.
Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene Dry. Se il naso appare un po’ semplice, con quelle sue noticine sottili di fiore e confetto, la bocca è invece appagante, ché ha bella florealità e vene agrumate e di marzapane. E anche nocciola. Molto gradevole. Due lieti faccini :-) :-)
Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene Extra Dry. È l’agrume a dominare: l’arancia e il mandarino. In bocca anche, in apertura, un po’ di piccolo frutto rosso. Di bell’abbinabilità in tavola. Due faccini :-) :-)
Per ora, ho finito. Alla prossima.
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