Angelo Peretti
I bianchi d’Alsazia li adoro. Quelli ben fatti, ovvio. Mica si può generalizzare. Ma garantisco che il fascino è grande, in certe bottiglie alsaziane. E invecchiano bene, anche. Benissimo. Di più: non è raro trovar nelle cantine migliori le vecchie annate in vendita. Una goduria.
Poi, i vignaioli d’Alsazia sono una razza a sé. Ci tengono alla loro terra, e questa non è prerogativa solo loro, d’accordo. Ma la curano come un giardino, davvero. Soprattutto li ho conosciuti come campioni d’ospitalità. Perché quand’entrate in cantina - che è poi spesso un garage, un appartamentino, a volte un sottoscala, ché i produttori che fan grandi fatturati non sono moltissimi - vogliono che i loro vini li proviate. Non solo non si mostrano ritrosi, ma vi spingono all’assaggio. Solo dopo, eventualmente, farete l’acquisto. Ah, se fosse così anche fra gl’italici vigneron!
E poi tutto in Alsazia parla di vino. Tutto, intendo, quel che incontrate lungo i centosettanta chilometri, ben segnalati, della strada dei vini, ai piedi dei Vosgi. In mezzo a vigneti quasi pettinati. Bellissimi. Ed è la vigna che vi spiega perché il vino è buono. Qui è là, ecco lacerti di bosco, paesetti fiabeschi, buone trattorie, campanili aguzzi e vetuste mura di cinta turrite.
Ora, la nostalgia dell’Alsazia e dei suoi vini m’è piovuta addosso in una delle città meno romantiche che conosca: Milano. Perché al Westin Palace, un gran bell’albergo a due passi dalla stazione centrale, Sopexa e il Conseil Interprofessionnel des Vins d’Alsace hanno allestito un wine tasting di valore. Con una trentina di produttori. Se fate conto che ciascuno aveva sette-otto etichette, vuol dire che c’erano almeno duecento vini in degustazione. Provarli tutti quanti in un pomeriggio era pressoché impossibile. Allora ho cercato - giocoforza - di far qualche selezione. Puntando soprattutto sui Riesling e sui Gewurztraminer, più qualche Pinot Gris, optando per quelli più secchi, che tradotto nel far vino alsaziano significa poi meno dolci. Scartando i Crémant, che son gli spumanti, in genere piacevoli, ma niente di più. E accantonando anche i Pinot Neri, che ho trovato, l’anno passato, in loco, di non grandissima espressività. Insomma, è stato autocensurandomi che son riuscito a costruire un percorso di degustazione. Devo dire che non me ne sono per niente pentito.
Ho trovato splendide conferme e - per me - belle novità. Di cui - in parte - qui sotto tento di dar conto. Facendo, ovviamente, sintesi, ché lo spazio non è infinito. Per cui di vini ne descrivo quindici e solo quindici. Quelli che mi son piaciuti di più. E che comprerei di botta. A cartoni. Ma ce ne sarebbero tant’altri meritevoli d’acquisto.
Avverto: li metto, i vini, in ordine d’età. Dal più giovane in poi. Ed è l’unico criterio.
Riesling Grand Cru Wiebelsberg 2004 Remy Gresser. Sabbia e arenaria: è questo il suolo del Grand Cru Wiebelsberg, ad Andlau. E questo è Riesling giovanissimo tratto da quelle terre. È dunque ancora molto sulla nota verde quando l’annusi nel bicchiere. Ma in bocca ha tensione e freschezza e slancio e lunghezza. Buono, e diventerà - ci sommetto - buonissimo. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Riesling 2004 Cave Vinicole de Hunawihr. Se vi piacciono le cicogne, be’, a Hunawihr ci dovete andare. Ne trovate a decine sui tetti lungo la strada che porta alla cantina sociale. Poi, in cantina, vino buono che costa poco. Come questo Riesling base. Roba da 6 euro per un bianco da spettino: il bicchiere lo vuoti che è un piacere. Ha naso citrino, agrumato, ma anche di già minerale. Bocca fresca e nervosa. Due lieti faccini :-) :-)
Gewurztraminer 2004 Clement Klur. Mi diceva niente il nome di Clement Klur. M’hanno incuriosito le etichette: due con dei gatti (del resto, lui è di Katzenthal, la Valle dei Gatti, se non traduco male), le altre dai colori terrosi. Mi sono accostato al tavolino e ho scoperto un produttore che merita attenzione. Fa biodinamica. E buoni vini. Come questo piacevolissimo Gewurztraminer dal naso pulitissimo ed elegantemente aromatico, e bocca tesa e scattante e senza eccessi. Di beva franca e serena. Da compagnia. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Pinot Blanc 2004 Clement Klur. Altro bel bianco da monsieur Klur. Un Pinot Bianco - ed è un’eccezione nella mia lista personale – che unisce alla vegetalità dei profumi un’intrigante vena speziata e un cenno d’agrume quasi immaturo. La bocca è farinosa e speziata anch’essa e quasi pungente nella sua presenza citrina. Poi c’è la mela asprigna e una freschezza esuberante. Due lieti faccini :-) :-)
Pinot Gris Sables et Galets 2004 Cave de Turckheim. Bel vinello, da bere e strabere in compagnia. Sulla chiacchiera. Fine e invitante e di dolcezza calibratissima e bella freschezza. Lavora bene, questa cantina sociale. E ha buoni prezzi: questo, viene sui sette-otto euro. Due lieti faccini :-) :-)
Pinot Gris Grand Cru Furstentum 2004 Albert Mann I vini del Grand Cru calcareo del Furstentum li amo alla follia. Sono i miei vini. E quello di Albert Mann è un Domaine che quel terroir lo interpreta all’eccellenza. Anche se non sono un patito del Pinot Gris, be’, vi consiglio di comprarlo, questo, se passate dalle parti di Wettolsheim. Ché è buonissimo. Col suo bouquet esplosivo di fiori bianchi e gialli. E la bocca equilibratissima e balsamica quasi e pregna d’erba officinale. Lunghissima. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Gewurztraminer Grand Cru Furstentum Vieilles Vignes 2004 Albert Mann. Tre faccini? Ma gliene darei quattro, cinque, se la mia scala non si fermasse giocoforza al terzo. Altro grande - che dico, grandissimo - bianco del Furstentum. Pensare che è così giovane: solo il 2004. Naso bello, con la rosa e la spezia e il frutto tropicale (e il passion fruit) e l’erba limoncella e la melissa e la mentuccia e il peperone giallo grigliato perfino. E una vena minerale intrigante. La bocca corrisponde, e a darle slancio c’è una freschezza salina. Ovvio, il top, i tre faccini :-) :-) :-)
Riesling 2003 Trimbach. Nome celebre, importante, quello dei Trimbach. Ché fan vini di grand’eleganza. Aristocratici. Capaci di dare un Riesling di fascinosa beva anche in un anno, com’è stato il 2003, poco propizio. Il caldo quell’estate era tanto e troppo per la vigna e il frutto tendeva a cuocersi, tant’è che non son molti i vini di quell’anno che mi siano entrati in testa. Questo è uno. Molto sul frutto, ha naso ampio ed elegante e speziatino anche e in bocca è teso come una corda di violino. Splendidamente anomalo. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Gewurztraminer Grand Cru Brand 2002 Cave de Turckheim. Sull’erta del Brand andavo a farci jogging la mattina presto per cercare di smaltire il fegato grasso mangiato la sera. Cosa di cui - ne convegno - non importa nulla a nessuno, e men che meno a chi vuol legger di vino. Ma quelle vigne le ho percorse in lungo e in largo e sono bellissime e ci vengono vini di piacevolezza, e agrumati parecchio, come questo Gewurtraminer della cantina sociale di Turckheim. La buccia d’arancia, la rosa appassita, la spezia dei dolcetti tedeschi: eccolo il bouquet. Il corpo è di tutto rispetto. Bel vino. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Gewurztraminer Grand Cru Furstentum 2001 Paul Blanck. Il Domaine è di quelli noti. Giustamente. Ché i vini sovente sono magnifici. Splendido è questo Gewurztraminer del 2001. Del Furstentum, Grand Cru dal suolo calcareo fra Kientzheim e Sigolsheim. Che ampiezza e che equilibrio ha nel bouquet! Gioca tra il fior di rosa, il frutto esotico, l’agrume, il litchie, la vena fumé, la liquirizia, un cenno appena di tadacco dolce da pipa. E altrettanto ampio è il palato, che è fresco e nel contempo perfino un pelettino tannico e che comunque trova nella venatura minerale una specie di costante filo conduttore. Ed ha equilibrio e lunghezza. Un capolavoro assoluto. La scala dei faccini dovrei superarla. Ma ne uso da uno a tre. Dunque son tre. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Riesling Engelgarten 2001 Sylvie Spielmann. Eccolo qui un Riesling di quelli didattici. Intendo: quando parli di Riesling d’Alsazia, vien fuori sempre l’osservazione che hanno traccia minerale. Ebbene: se vi piace il bianco che sa di pietra focaia e d’idrocarburi, questo fa per voi (e per me, ché a me piace). È ancora giovane e ha tuttora traccia citrina, ma è buono parecchio. Due lieti faccini :-) :-)
Riesling Grand Cru Kanzlerberg 2001 Sylvie Spielmann. Altro bel Riesling da madame Spielmann. Minerale anche questo. Minerale, dico, all’olfatto e al gusto. D’una mineralità ampia e fascinosa e mai aggressiva. In equilibrio, dunque, come dev’essere per l’ottimo bianco. Ed è vino che vibra sul palato per la bella freschezza. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Riesling Grand Cru Moenchberg 2000 Remy Gresser. Oh, ne berrei a secchi di questo Riesling! Grandissimo già nell’olfatto, che vive sul gioco dell’agrume e della resina e del fiore bianco – il biancospino, certo – e del minerale. E la bocca s’apre e si distende con lentezza, e la freschezza allora invade il palato. C’è ancora bel frutto agrumato, ma soprattutto una mineralità vivida, intrigante. Vino buono adesso e chissà cosa potrà dare ancora in futuro per anni et anni. Tre lietissimi faccini :-) :-) :-)
Riesling Cuvée Frédéric Emil 2000 Trimbach. Gioca classicamente sulla nota di mineralità questo Riesling, ed è bianco di grand’eleganza. All’olfatto cede tuttora sentori d’agrume e di resine che sottostanno però alla fitta trama di rocce e d’idrocarburi. La bocca è lunghissima e appagante. Dire buono è ancora poco. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Riesling Grand Cru Kastelberg Vendages Tardives 1998 Remy Gresser. Che dire: l’equilibrio fatto vino. Zucchero ce n’è, e tanto, ch’è bottiglia da vendemmia tardiva. Ma mica lo senti in bocca. Perché c’è una freschezza che regge l’urto. Ed è fascinoso il naso, complesso e vivido nelle memorie di frutto e di spezia e di roccia, dello scisto delle terre di questo Grand Cru. Grande. M’accorgo che sono tre i vini di Gresser della mia top parade. Ma che farci: mi son strapiaciuti. Tre lieti faccini :-) :-) :-)
È tutto, e son felice d’averli provati, questi ed altri vini ancora. E ho nostalgia d’Alsazia.
Ohibò, no, non è tutto, ché se qualcuno volesse provarli, questi vini, capisco che non c’è recapito o indirizzo. Allora, cerco di dare referenze in breve.
Dunque, Remy Gresser lo importa VaMa Distribuzione di Cisano Bergamasco, mentre la mail della cantina è domaine@gresser.fr. La Cave Vinicole de Hunawihr è importata da Dallevigne di Vinci (Firenze), le e.mail vanno a info@cave-hunawihr.com. Clement Klur non lo importa ancora nessuno: si contatta all’indirizzo info@klur.net (sappiate che ha anche un bed & breakfast). La Cave de Turckheim è trattata da Araldica di Castel Boglione (Asti) e la mail della cantina sociale è brandt@cave-turckheim.com. Albert Mann è importato da Tre Archi Distribuzione di Oleggio (Novara), mentre l’indirizzo di posta elettronica è vins@albertmann.com. La Maison Trimbach la contattate all’indirizzo contact@maison-trimbach.fr e per l’Italia è trattata da Pescarmona Importatori di Torino. L’importatore di Paul Blanck è Sobria Ebrietas di Milano, la mail d’azienda è info@blanck.com. I vini di Sylvie Spielmann li trovate da Il Naso del Vino di Albese con Cassano (Como), e se volete mandare una mail alla produttrice scrivete a sylvie@sylviespielmann.com.
Adesso è tutto davvero.
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