Angelo Peretti
Non ne posso più. Amici, conoscenti, gente incontrata in quest’e quella degustazione, mi fanno la stessa domanda: «È vero che il 2005 è un’annata eccezionale per il vino?». E cosa volete che ne sappia io, visto che da qui ad avere il primo vino mancano ancora mesi, e per quelli più importanti ci vuole una vita. Tutto perché telegiornali, quotidiani, siti on line e chi più ne ha più ne metta hanno diffuso festosi la notizia: «La vendemmia 2005 sarà di grande qualità». Come l’anno scorso e l’anno prima (e il caldo torrido che aveva cotto l’uva in vigna?) e l’anno prima ancora (e le grandinate del 2002?). Intanto, neppure un grappolo era ancora stato staccato dalla vigna. Evidentemente, c’è chi ha la sfera di cristallo. Così è la solita storia: prima che si cominci a raccogliere, c’è chi annuncia ai quattro venti come sarà il vino della nuova annata. Che per forza sarà straordinaria, la migliore del secolo. Ma per piacere!
Capisco che da più parti, nel mondo della produzione, ci sia l’interesse a cercare di tener su il prezzo delle uve, soprattutto in anni di magra come questi ultimi. Però non è creando false aspettative che si fa il bene del vignaiolo. Anzi: spesso capita il contrario. Perché se qualcuno predica che l’annata tale sarà strepitosa, poi il consumatore - e prima di lui il grande buyer - non sarà disposto ad accettare dei vini «soltanto» buoni. E se verrà (in tanti casi, inevitabilmente) disilluso, abbandonerà quel vino, quella doc. Così alla fine a rimetterci sarà Pantalone, il contadino, che l’anno dopo vedrà il prezzo delle sue uve (magari stavolta buonissime) cadere ancora più in basso.
Vedo adesso anch’io uno dei tanti comunicati del genere giunti nella mia casella email. Dice, dopo l’immancabile annuncio di eccezionalità dell’attesa vendemmia 2005, che «la qualità sarà tra le migliori degli ultimi anni e potrà sicuramente superare quella del 2001, con diffuse punte di eccellenza come nel 1997». Bene: a questi signori vorrei domandare la prossima combinazione vincente del Superenalotto. La dovrebbero sapere semplicemente guardando una ricevitoria, se dando uno sguardo ai vigneti prima della vendemmia riescono non solo a spiegarmi che il vino sarò buono, ma addirittura a far confronti con le bottiglie di altre annate. E io che pensavo che per valutare un vino occorresse assaggiarlo. Illuso: basta un’occhiata alla vigna fra agosto e settembre. E se poi piove a dirotto? E intanto piove. Se grandina? Intanto qui e là grandina. Se arriva il marciume? E qui e là, guarda caso, è arrivato.
Se, se, se: sono tante le variabili che determinano l’evoluzione di un’annata dopo aver semplicemente «pesato» la quantità d’uva sulla vigna. Ma i profeti dell’annata questo fanno: tanta uva uguale annata ottima, un po’ meno uva uguale annata straordinaria. Ripeto: ma per piacere!
Che poi, sia chiaro, mica voglio dire che sarà un'annata da buttare. Difficile, certo. Ma è presto per trarre giudizi.
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