lunedì 10 dicembre 2007

C'era una volta il Cabernet

Angelo Peretti
Ma sì, dai: il titolo è una provocazione. Il Cabernet c’è ancora, e tanto. Altro che c’era una volta. Però l’infatuazione, quella non sarà del tutto finita, ma è un po’ sulla via del tramonto. Parlo dell’Italia, ovviamente (oh, la Francia è altra cosa: lo dice uno che adora Bordeaux). Ne restano, per carità, di buonissimi, ma l’onda lunga si sta affievolendo. O almeno mi pare.
Tutto è cominciato sul finire degli anni Ottanta, per diventare mania nel decennio successivo. Sull’onda del successo del Sassicaia, ecco nascere vini con desinenza in aia (nel nome o nello stile) un po’ ovunque.
Poi, è stato boom. E via a piantar cabernet e merlot dall’Alto Adige alla Sicilia, e a far vini, dunque, d’uvaggio bordolese, e a far pertanto surmaturazione, e concentrazione, e muscolo, e potenza, e fruttone, e tannino dolce da lunga sosta in barrique, e vaniglia da piccola botte. Con la benedizione di Mr Parker, di Wine Spectator. E della critica nostrana. Epperò anche dei frequentatori di ristoranti e wine bar, che quei vini li domandavano eccome.
Oh, per carità: dicevo della concentrazione eccetera, ma mica sempre ci si è riusciti. Ed anzi, tante, troppe volte ci si è trovati e ci si trova ad avere a che fare con cabernet & merlot scomposti e verdi e crudi e allappanti o stucchevolmente dolci. Ma, ho detto, di buoni ce n’è stati e ce n’è. Però non è più la moda a dettar legge. E quel che è buono emerge, finalmente, perchè è appunto buono. E basta.
Era moda, dicevo. E le mode cambiano. E mi domando se davvero serviva metter mano ai disciplinari nostrani per ficcarci dentro a ogni costo le vigne bordoleseggianti. E a cabernetizzare l’italico vigneto. E a cabernetizzare anzi – così come tra i bianchi chardonnayzizzare – mezzo globo terraqueo. Ma il vino è business, si sa, e se il bordolese vola, tutti via a far bordolesi. Ecché, è forse diverso l’attuale tormentone del pinot grigio in America & United Kingdom?
Ora, per cercar di farmi un quadro di quel che è stato ed è il fenomeno dei bordolesi dalle mie parti, ossia il Triveneto e l’area del Garda, ho allestito qualche sera fa un wine tasting durante il quale ne abbiamo stappati più di venti. Cercando di scegliere nomi importanti e altri meno. Mettendo insieme il Garda, il Trentino, l’Alto Adige, i Colli Euganei, il Friuli. Anni i più vari, con prevalenza però per il nuovo millennio. Bevendo anche un bel po’ di rossi tribicchierati dalla guida del Gambero & Slow Food. E qualcuno di buono buono l’abbiamo pur trovato. E adesso dei più interessanti do conto qui sotto: sono sei, quelli meglio apprezzati dai presenti. Con doppio voto: i soliti faccini, da uno a tre, e l’indice di piacevolezza medio (ai presenti alle mie degustazioni domando sempre di valutare il vino con voto decimale, usando il mezzo punto se serve, secondo il parametro della piacevolezza personale, e dunque ha 10 il vino, se ci fosse, di cui vorresti immediatamente ristappare un’altra bottiglia, e giù a scendere). L’ordine è l’indice di piacevolezza decimale.

San Leonardo 1997 Tenuta San Leonardo
Signori, giù il cappello. È gran rosso, questo qui. Nobilissimo. Giovanissimo, pur avendo raggiunto il decennio. Dal bicchiere emergono, di slancio, la spezia, l’erba officinale, il peperone, il frutto maturo. Naso da vino ancora giovinetto. E poi che vitalità in bocca! Ha eleganza, e freschezza invitante, e lunghezza appagante, avvincente. Vino di bel piacere e bella beva. Che ancora tanto tempo può sostare in bottiglia. Trentino. Cabernet sauvignon in prevalenza, e poi franc e merlot in piccola parte, se non erro.
Indice di piacevolezza: 8,962
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

Quaiare 2000 Le Fraghe Il 2000 è stato, a detta di molti, il miglior Quaiare di Matilde Poggi (ma a me è molto piaciuto, sempre, il più piccolo, e più bardolinista se vogliamo, 2003). E in effetti, questo 2000 alla distanza è rosso che tuttora stupisce e colpisce. Ha tanto frutto rosso. Maturo. Maturissimo. E spezia minuta. E pepe. E in bocca c’è sì dolcezza fruttata, ma anche nervosa vena acida, che dà spalla e ravviva. E tannino ancora giovine. Confesso: non me l’aspettavo così in gran spolvero. Veneto, lago di Garda, entroterra. Cabernet sauvignon prevalente, e poi franc.
Indice di piacevolezza: 8,115
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

Garda Cabernet Le Zalte 2003 Cascina La Pertica Oh, oh: secondo vino del mio lago! E son proprio piacevoli queste Zalte della Cascina La Pertica. Ricordo d’aver adorato, l’anno passato, questo 2003, e non lo riassaggiavo da un anno ormai, e l’ho ritrovato piacevole. Però s’è dovuto lasciar parecchio nel bicchiere, ché l’abbiamo dapprima trovato ridotto. Ma poi ecco il suo classico fruttino, e l’erbetta alpestre, e la vena acida che rinfresca, e il corpo minuto epperò anche la lunghezza invidiabile. Lago di Garda, sponda lombarda. Cabernet sauvignon e appena un filo di merlot. Biodinamico.
Indice di piacevolezza 7,808
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

Breganze Cabernet Vigneto Due Santi 2005 Zonta Guardate, io l’adoro ‘sto vino. Mi piace il suo frutto pulito e succoso e avvolgente, e la sua beva franca e immediata, eppur anche la sua lunghezza, da rosso di valore. È giovanissimo, certo, e dunque andrebbe bevuto un po’ più in là (e per questo qualcuno l’ha un po’ penalizzato nella degustazione). Ma se vi capita d’incrociarlo, provatelo. Eppoi son contento che in casa Zonta non ci si monti la testa e si tengano prezzi ragionevoli, nonostante i tre bicchieri ormai fiocchino. Bravi. Per il vino e per la moderazione.
Indice di piacevolezza 7,654
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

Südtiroler Cabernet Sanct Valentin 1999 Cantina San Michele Appiano Ebbé, mica fan buoni solo i bianchi, quelli della Cantina di Appiano. E ci scommetto che tanti lo berrebbero ben volentieri ‘sto rosso. Ha dunque naso di spezia e gran fruttone e vena minerale e nota verde. E in bocca, ecco una rinfrescante memoria di pompelmo rosa e quasi buccia d’arancia, e ancora fruttino rosso. E c’è insomma contrasto intrigante fra la verzura olfattiva e l’agrumata presenza al palato. E sarebbe perfetto se non fosse per quel pelo di dolcezza di troppo. Alto Adige, ovviamente.
Indice di piacevolezza 7,615
Due lieti faccini :-) :-)

Colli Euganei Rosso Gemola 2001 Vignalta Ora, non ho dubbi: se avessi davanti una tavolata e volessi trovare un rosso che contenta un po’ tutti già al primo sorso, scelgo il Gemola. Ché è vino esemplare per quello stile che dicevo in apertura: ha tutto quel che serve, ossia concentrazione, e frutto, e dolcezza, e lunghezza, e pienezza, e avvolgenza. Fatto benissimo. Per me, in un vino ci vorrei beva maggiore, ma son gusti. E comunque, sia chiaro: un bel bicchiere lo s'apprezza eccome. Veneto, Colli Euganei, Padova la provincia. Merlot in prevalenza e il resto cabernet sauvignon.
Indice di piacevolezza 7,538
Due lieti faccini :-) :-)

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