mercoledì 20 dicembre 2006

Il cioccolato, il vino, il fiume

Angelo Peretti
Mi piace il cioccolato. Ne ho quasi dipendenza. Ma adoro gustarlo in solitudine. Ergo: niente bagno di folla alle fiere cioccolataie, che si moltiplicano da qualche tempo. Una di queste kermesse, fra le più importanti, è il Cioccoshow, che s’è tenuto a Bologna. E del Cioccoshow ho tenuto da parte un comunicato stampa, ripromettendomi di tornarci su. Spiegava che in occasione della rassegna bolognese nasceva il premio «Perfetto per il Cioccolato» riservato ai vini italiani passiti, liquorosi, da meditazione e da dessert. Diceva, testuale, così: «Il premio intende individuare non solo il vino più adatto ad essere abbinato al cioccolato, ma anche il perfetto connubio tra il vino stesso e una particolare tipologia di cioccolato artigianale».
Ebbene, ci torno sopra a questo comunicato per dire che no, non sono d’accordo. Perché ritengo che non cia sia e non ci possa essere alcun vino «perfetto» per il cioccolato.
Ora, capisco: gli organizzatori han fatto bene - in quanto a strategie di comunicazione - a mettere in pista ‘sto concorso, ché d’abbinata wine & chocolate si fa un gran parlare. È un argomento di tendenza, che attrae l’attenzione del pubblico. Per esempio, sui forum on line ogni tanto la questione torna d’attualità, e i post di commento s’infittiscono. E si finisce sempre lì: il Barolo Chinato, il Banyuls, il Porto Vintage, l’Ala Amarascato. Di più: cresce il numero de’ produttori che nel descrivere i loro vini dolci spiegano d’averli trovati adatti allo sposalizio cioccolatoso. Mosse di marketing: se la gente cerca vini da cioccolata, facciamogli credere ch’esistano, e piazziamoli. Poco importa, poi, se il vino vincitore del premio al Cioccoshow è gardesano, un passito della Civielle, leggasi Cantine della Valtenesi e della Lugana, ch’è un’affidabile realtà della riva lombarda del Benaco. Poco importa perché nossignori: vino e cioccolato insieme non ci stanno. Per dirla col Manzoni, «questo matrimonio non s’ha da fare».
Ma il Barolo Chinato… E ridagli con questa storia che ti ficcano in testa nei corsi di degustazione e sui rotocalchi da parrucchiera. Sì, ammetto, il Barolo Chinato ci può anche stare, come altri vini aromatizzati. Così come i fortificati francesi. Così come il Porto. Perfino qualche Recioto della Valpolicella riesce a reggere il cioccolato. Ma il problema è proprio lì: son tutte soluzioni che «reggono» il cacao, che lo sopportano, che sopravvivono. Mica che ci si esaltano. E un buon abbinamento è invece quello in cui il vino esalta il cibo e il cibo esalta il vino. È questo e solo questo, citando Veronelli, il «matrimonio d’amore».
A proposito di Luigi (Gino) Veronelli e della sua definizione. Riprendo il mano il suo libretto dell’84 «Veronelli. Matrimoni d’amore». E rileggo: «Nessun vino sulla cioccolata, torta e pasticcini al cioccolato, e sui gelati qualsiasi il loro gusto. Provocano un improvviso e immediato sovvertimento, un vero e proprio terremoto “palatale”. Il vino, bevuto sopra, avrebbe, a sua volta, sapore del tutto bistorto». Ecco, concordo e sottoscrivo.
Il fatto è che il cioccolato è il simbolo stesso della complessità. È grasso. È tannico. Talvolta è acido. Dicono che contenga qualcosa come trecento sostanze. Un gran bazar organolettico. Che liquido vinoso volete trovare ch’abbia una simile ampiezza? Per sgrassare la bocca da una grassezza del genere servono forti dosi d’alcol e d’acidità. E come li contrasti invece quei tannini?
Certo, sì, qualche gran vino riesce - dicevo - a sopravvivere. A malapena sopravvivere, insisto. Ma in genere è, appunto, gran vino, dal costo altrettanto grandicello. Che senso ha sprecarlo in un accostamento che sta in piedi a fatica, che non amplifica il piacere della beva, dell’assaggio, della gastro-libidine? Meglio gustare il vino e poi, di lì a un po’, il cioccolato. Solitario l’uno, solitario l’altro. Ma che gioia queste solitudini.
Piuttosto, cercate altri orizzonti.
Dicevo: serve alcol. E dunque alcol sia. Distillati. Rum, soprattutto, di bell’età. E poi forse Cognac, Armagnac, Calvados, whisky. Qualche grappa. Peccato che io non beva distillati…
Oppure, acidità. Acido come certe birre artigiane - magari d’abbazia - non trovate nulla. Le grandi birre ambrate e scure del Belgio, con quel loro fondo amarognolo e quella lunghezza speziata e quel tono di liquirizia e quei vaghi ricordi di frutta rossa macerata e fors’anche candita, e di buccia d’arancia essiccata. Ho testato, col cioccolato, l’Abt 12 della St. Bernardus, da Watou, Belgio: che bell’abinamento! E buono ho trovato il biscotto di cioccolato con la McChouffe, che viene dalle Ardenne, birrifico La Chouffe (e che dire dello sposalizio con N’Ice, la birra di Natale della stessa ditta?).
Ecco: questa è la frontiera: distillato o birra belga o acqua o nulla. Ma niente vino, please, col cioccolato.
Ora, almeno un’altra dritta ve la devo dare. Se siete a Verona, andate a cercare in via Fama. Un vicoletto che si distacca da corso Portoni Borsari, a due passi da piazza Erbe. Ci potete trovare buona musica e cioccolato lussurioso. La musica è quella dei cd che vende Carlo, ai Dischi Volanti. Il cioccolato è quello del negozietto della Magioca.
Dovete sapere che, in realtà, La Magioca è un bed & breakfast in Valpolicella, a Negrar. Un posto - credetemi - di quelli che pensate esistano solo sulle riviste d’arredamento. Una casuccia antica. Un salotto in stile provenzale che neanche in Provenza lo trovate così bello. Delle stanzette che uno non gli viene proprio voglia d’uscire. E una chiesuola dove fanno i matrimoni. Un giardinetto curato fin nel dettaglio. Una quiete assoluta.
Ecco, nel cucinino della Magioca si fanno poi cose miracolose. Si fanno cioccolatini. O meglio, li fa - iperartigianalmente - la signora Marisa. E sono delizie. A volte li infiocchetta uno per uno, a mano, con un fil di raso. Provate il marrone ricoperto di cioccolato: da svenire. E il cioccolato al caffè? E l’albicocca al cioccolato? E i quadrotti di cioccolato? Insomma: ne tastate uno e vi vien voglia di mangiarli tutti, alla faccia delle calorie.
Bene, dalle colline negraresi di Moron, i cioccolatini della signora Marisa sono scesi al capoluogo, a Verona, dove La Magioca ha aperto un piccolo shop. In via Fama, appunto. Li trovate lì, se volete. Garantisco: vale la pena.
Visto che siete nella viuzza, passate anche da Carlo, ai Dischi Volanti, e compratevi l’ultimo cd di Madeleine Peyroux. S’intitola «Half the perfect world». C’è sopra un brano di Joni Mitchell, e la Peyroux lo ricanta ch’è una meraviglia. Si chiama «River», che è il fiume. Ecco, a casa mettetevi in poltrona, abbassate le luci, accendete il lettore, fate partire «River», sbocconcellate il cioccolatino e beveteci insieme un po’ di birra ambrata, mica fredda. Tornerete a credere nelle favole, come quando eravate bimbi e aspettavate che arrivasse Santa Lucia o pensavate che Babbo Natale ci fosse davvero o insomma confondevate il sogno e la realtà.
Oh, se poi avete voglia, qui sotto chiudo col testo di «River». Portate pazienza: la traduzione è mia, l’inglese originale suona meglio. Spero solo d’averne resa, un po’, la malinconia.
Buon Natale.

River
di Joni Mitchell
Ecco, arriva Natale
Tagliano gli alberi
Appendono decorazioni
E cantano canzoni di gioia e pace
Oh, vorrei avere un fiume
Dove poter pattinare
Ma qui non nevica
Qui resta tutto d’un verde così bello
Sento che farò un sacco di soldi
E poi la pianterò con questa pazzia
Oh, vorrei avere un fiume
Dove poter pattinare
Vorrei avere un fiume così lungo
Da insegnare ai miei piedi a volare
Oh, vorrei avere un fiume
Dove poter pattinare
Ho fatto piangere il mio uomo
Lui ci ha provato ad aiutarmi
Sai, m’ha fatta sentir bene
E l’ha amata così tanto questa birbante
Da farmi cedere le ginocchia
Come vorrei avere un fiume
Dove poter pattinare
Sono così difficile da trattare
Sono egoista e triste
Ora me ne sono andata e ho perso l’uomo migliore
Che avessi mai avuto
Come vorrei avere un fiume
Dove poter pattinare
Vorrei avere un fiume così lungo
Da insegnare ai miei piedi a volare
Oh, come vorrei avere un fiume
Al mio uomo gli ho fatto dire addio
Ecco che arriva Natale
Tagliano gli alberi
Appendono decorazioni
E cantano canzoni di gioia e pace
Oh, vorrei avere un fiume
Dove poter pattinare.

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